Con ogni probabilità, la qualificazione ai gironi di Champions del prossimo anno passerà dall’esito della sfida contro la Lazio del prossimo 20 Maggio. In questo articolo cercheremo di riassumere pregi e difetti della squadra di Simone Inzaghi e capire cosa ha portato i biancocelesti a giocarsi il quarto posto fino all’ultima giornata.
Concetti chiave
Nonostante qualche lamentela arbitrale di troppo (ne scrivevamo qui) l’allenatore biancoceleste si è rivelato un ottimo tecnico riuscendo a valorizzare il materiale tecnico a disposizione. Il gioco della Lazio, inoltre, si è rivelato come uno dei più innovativi e moderni nel panorama italiano ed europeo.
Inzaghi, infatti, ha costruito una squadra camaleontica che propone un sistema di gioco reattivo all’interno di un sistema di calcio moderno che, in alcune situazioni, non rinuncia al palleggio.
I concetti chiave utili a spiegare la stagione della Lazio, sotto l’aspetto tattico, sono tre: difesa bassa, verticalità e sfruttamento degli spazi di mezzo.
Difesa bassa
Nella filosofia di Inzaghi, il primo aspetto si lega al secondo. Difendendo bassa, infatti, la Lazio crea lo spazio davanti a se per sfruttare le doti dei propri giocatori offensivi che, attraverso delle folate rapide guidate da meccanismi codificati colpiscono in velocità le difese avversarie.
Se consideriamo le prime 7 squadre della Serie A, i biancocelesti infatti registrano il maggior numero di tocchi all’interno del proprio terzo di campo (26%). Il Napoli, invece, ultimo in questa speciale classifica, dato il suo baricentro molto alto, è solamente al 18%.
I 44 gol subiti dalla squadra biancoceleste (18 in più dell’Inter) testimoniano però che la fase difensiva soffre di qualche difetto. Il principale è che la Lazio sembra andare in affanno quando deve difendere la profondità. Questo, probabilmente, è il motivo per cui Inzaghi, conoscendo i difetti dei propri difensori, ha optato per una fase difensiva più posizionale e meno aggressiva.
A titolo di esempio, ecco il gol di Callejon, nella partita di ritorno contro il Napoli, che ha evidenziato in maniera lampante questo problema.
[vimeo 268667792]
In fase di costruzione la Lazio riesce spesso ad eludere il pressing avversario data la superiorità numerica di cui godono le squadre che si schierano con la difesa a 3. La Lazio tende ad affidarsi alla fascia sinistra (il 42% della manovra si sviluppa in questa fascia rispetto al 31% di quella opposta) sfruttando la conduzione palla al piede di Radu e i suoi passaggi taglia linee che innescano le manovre del reparto offensivo. Inoltre, la manovra di costruzione biancoceleste si affida spesso all’abbassamento di Lucas Leiva al livello dei tre difensori che con la sua visione di gioco contribuisce ad eludere la prima linea di pressione avversaria. Il brasiliano svolge un ruolo fondamentale per la squadra di Inzaghi che può contare sulla sua tecnica (86.7% di precisione nei passaggi, dati Whoscored) e visione di gioco per risalire il campo.
Come detto, quindi, la disposizione in fase difensiva della Lazio serve da base per avere spazi da attaccare in transizione offensiva come vedremo nel secondo punto.
Verticalità
La Lazio non può essere considerata alla stregua delle formazioni che fanno del gioco reattivo il proprio credo tattico (il Liverpool e più in generale le squadre di Klopp su tutti) perché la verticalità delle azioni biancocelesti viene attenuata da fasi di possesso quando la palla arriva tra i piedi di Milinkovic Savic e soprattutto di Luis Alberto. Il giocatore spagnolo, infatti, totalmente recuperato rispetto alle scorse tribolate stagioni è il giocatore che contribuisce maggiormente ad aggiungere razionalità al gioco biancoceleste con la sua qualità e, aspetto non banale, la tecnica con la quale batte i calci piazzati (9 dei suoi 19 assist stagionali nascono da gioco fermo).
Per quanto riguarda le fasce, la batteria di esterni di cui gode la rosa laziale permette a mister Inzaghi di poter variare le strategie della fase offensiva: alcuni sono più adatti ad attaccare la profondità (Lukaku e Marusic) altri invece entrano più spesso all’interno del campo con scambi di posizione (Lulic e Basta).
Nella partita di ritorno contro il Milan il gol del pareggio venne proprio da un taglio in profondità di uno degli esterni (Marusic) che, servito ottimamente da Lucas Leiva, ha punito la distratta difesa rossonera:
[vimeo 268678886]
Questo contesto, quindi, non ha potuto che esaltare le doti di Immobile. L’attaccante campano, infatti, ha nell’attacco alla profondità il suo principale marchio di fabbrica e in questa stagione i risultati delle sue prestazioni sono andati anche oltre le aspettative: è quarto per numero di gol ogni novanta minuti tra i centroavanti dei campionati europei con almeno 20 presenze.
Gli spazi di mezzo
La Lazio rimane, quindi, una squadra che tende a speculare sugli errori avversari e dalla riconquista della palla fa partire una serie di movimenti codificati in profondità che scompaginano le difese avversarie.
Un aspetto da sottolineare, che invece viene troppo spesso dimenticato dai commentatori nazionali, è l’efficacia della squadra di Inzaghi nello sfruttamento degli spazi di mezzo (in inglese half spaces). La manovra offensiva laziale è, infatti, contraddistinta dai movimenti delle mezz’ali (Milinkovic Savic su tutti) che creano linee di passaggi negli half spaces. In questo modo, i biancocelesti guadagnano la superiotità posizionale sulla trequarti alle spalle dei centrocampisti avversari. Gli spazi di mezzo sono zone di campo difficilmente controllabili dalle difese avversarie perché uno tra centrale e terzino dovrà necessariamente portare pressione all’avversario creando inevitabilmente degli spazi che, se sfruttati, possono essere letali per le difese avversarie.
L’assist di Luis Alberto che ha suggellato il primo gol di Immobile all’andata contro la Juventus è un esempio dell’effetto che può avere una buona occupazione degli half spaces:
[vimeo 268648243]
Come si ferma la Lazio
Detto delle difficoltà difensive, i principali difetti di questo stile di gioco sono emersi quando le squadre avversarie hanno impedito che il pallone arrivasse ai trequartisti, restringendone gli spazi vitali.
La Lazio, infatti, è stata messa in difficoltà dalle squadre che non le hanno concesso la profondità grazie, principalmente, a due strategie: una disposizione molto stretta tra i reparti e le uscite aggressive dei difensori sui trequartisti biancocelesti.
Alcuni esempi sono state le prestazioni dell’Atalanta di Gasperini (nello scorso turno) ma anche della Juve nella sfida di ritorno.
In quest’ultima sfida, con 0.2 xg, sembra proprio che gli uomini di Allegri abbiano praticamente annullato la pericolosità della Lazio: