Il passaggio da Luciano Spalletti ad Antonio Conte comporta delle differenze tecniche e tattiche sostanziali, per quanto i benefici del lavoro sul gioco posizionale collaudato dall’Inter in queste ultime due stagioni siano ben evidenti sin dalle prime uscite stagionali. La differenza più sostanziale è il modulo di riferimento, ovvero la difesa a 3 di partenza, seppur concettualmente un modulo non possa essere considerato su base statica data la dinamicità degli eventi che si susseguono nel corso di una partita; molte squadre partono con una difesa a 4, eppure in fase di costruzione prevedono l’abbassamento del vertice basso del centrocampo in mezzo ai difensori centrali (o al lato di uno dei due difensori centrali) per facilitare la risalita del pallone in quella che è chiamata Salida Lavolpiana, metodologia di costruzione del gioco dal basso implementata dall’allenatore Ricardo La Volpe soprattutto nel suo periodo di conduzione tecnica della Nazionale Messicana.
Le differenze sostanziali emergono soprattutto nei profili scelti per la copertura dell’idea tattica dell’allenatore nei corridoi esterni, che nell’impianto tattico di Conte risultano determinanti. Se Perisic risultava funzionale per la sua dedizione anche a favore della fase di copertura e ripiego in un già collaudato 4-2-3-1 che lo vedeva esterno d’attacco – de facto esterno a tutta fascia sino ad abbassarsi alla zona presidiata dal terzino di riferimento -, recentemente lo stesso profilo del croato è stato valutato come non congruo all’idea che il 5° di centrocampo ricopre nell’impianto tattico del neo tecnico nerazzurro. A differenza di Perisic, Candreva risulta già collaudato da esterno destro nel 3-5-2 sin dai tempi in cui il tecnico leccese ricoprì il ruolo di commissario tecnico della Nazionale Italiana e Asamoah è risultato fondamentale nella Juventus che ha avviato proprio con lo stesso tecnico l’odierno filotto di vittorie in territorio nazionale, formando con Stephan Lichtsteiner una copia di esterni con capacità di corsa, fisicità, fraseggio e, soprattutto, inserimento sui passaggi in verticale spesso innescati da Andrea Pirlo.
Questa introduzione è risultata necessaria per comprendere perché Valentino Lazaro risulti il profilo scelto da Antonio Conte per ricoprire il ruolo di centrocampista esterno nei 5 del modulo 3-5-2; sistema sino a qui inteso come base di sviluppo per l’annata a venire e per cui sono stati richiesti profili specifici. Quello di Lazaro, a differenza degli approdi di Sensi e Barella i quali sono stati impiegati con maggiore frequenza e sono stati integrati in maniera già determinante all’interno dei meccanismi di gioco del tecnico neroazzurro, è stato un arrivo non ancora valutabile anche solo attraverso valutazioni di superficie a causa di un infortunio che lo ha tenuto fermo subito dopo la prima amichevole vinta contro il Lugano, in cui fu impiegato a partita in corso andando a ricoprire la zona di campo che all’Hertha Berlino è stata di maggiore frequenza di impiego, ovvero quella di esterno dello stesso centrocampo a 5 nell’idea tattica di Pál Dárdai.
Arrivato ufficialmente nel primo giorno di luglio, la trattativa per il suo approdo in neroazzurro ha avuto inizio a metà giugno; la valutazione finale concordata tra Inter ed Hertha Berlino è stata di 22 milioni di euro ed un quadriennale ad 1,5 milioni di euro netti a stagione per il giocatore, cubando a bilancio 5,5 milioni di euro per 4 anni come quota di ammortamento a cui va aggiunto l’ingaggio lordo.
Un profilo poliedrico
Un tema fondamentale è quello dell’idea tattica di provenienza di Valentino Lazaro, che proprio dal suo approdo all’Hertha Berlino ha iniziato a ricoprire il ruolo di right wing back, letteralmente ala destra arretrata, ovvero l’esterno di centrocampo a tutta fascia in moduli che di partenza che prevedono la difesa a 3. In Bundesliga nella scorsa annata il 3-5-2 è risultato il modulo impiegato di più dalle compagini tedesche dopo il 4-4-2, con un percentuale di vittorie del 26% ed una propensione in declino dalla stagione 2017/18, seppur la difesa a 3 di base è risultata una variante di diverse altre squadre come l’Hoffenheim di Nagelsman e raramente anche del Bayern Monaco di Niko Kovač.
Uno dei requisiti, quindi, per cui Valentino Lazaro è stato scelto è un vero e proprio principio di conoscenza del sistema tattico, quella difesa a 3 che è punto cardine di Antonio Conte e che prevede compiti e caratteristiche ben collaudati soprattutto per gli esterni di centrocampo. Seppur la carriera del giocatore austriaco non lo veda nascere proprio per quest’ultimo ruolo.
L’idolo d’infanzia di Valentino Lazaro è Ronaldinho, e la sua esperienza al Redbull Salisburgo lo mette ben in evidenza. Gli anni nel campionato austriaco mettono in mostra le sue doti di velocista palla al piede e di ala offensiva dotata di dribbling in velocità e nello stretto, aiutato da un elevato livello di sensibilità nei piedi.

Sensibilità che lo ha portato a ricoprire tutti i ruoli dietro la punta, non solo da esterno: la prima evoluzione Lazaro la vive da centrocampista offensivo e in taluni casi da centrocampista centrale, seppur con scarsa continuità di impiego. Continuità e definizione tattica che avviene con l’approdo all’Hertha Berlino, periodo in cui Lazaro viene impiegato come anticipato sopra da centrocampista esterno a tutta fascia e, nelle occasioni di partenza con la difesa a 4, anche da terzino destro. Per continuità di impiego e crescita, è nel ruolo di centrocampista di destra che Lazaro ottiene maggiori risultati e grazie a cui riesce a mettersi in mostra, tanto da conquistare appunto l’attenzione del tecnico salentino che lo ha inseguito sin dall’inizio della sessione di mercato.
Alcuni numeri
Effettuare confronti con un giocatore proprio per l’atipicità e la poliedricità che ha mostrato in carriera potrebbe risultare fuorviante, seppur risulta interessante comparare alcune statistiche dell’ultima annata di Lazaro con quelle di Lazzari, attualmente giocatore della Lazio, nella precedente stagione esterno destro di centrocampo nel 3-5-2 di Semplici alla SPAL.
Considerando la medesima porzione di campo ricoperta per similarità, Lazzari risulta un buon modello per comprendere l’esterno austriaco: Lazaro riporta una buona incidenza in zona assist (per assist attesi e passaggi chiave su 90 minuti) e partecipa in maniera più incisiva alla manovra di costruzione (xGChain90 e xGBuildup90); a differenza di Lazaro, Lazzari va più frequentemente al tiro (Sh90) nell’arco di 90 minuti e riporta un indice migliore per assist effettuati.
La sensazione è che per esperienza e continuità in questo pre-campionato la fascia destra possa essere affidata a Candreva, in attesa che il recupero dall’infortunio del nuovo arrivo possa consentirgli di entrare a pieno regime nella squadra di Conte; la differenza con l’esterno italiano è sostanziale per creatività, abilità nel dribbiling e margini di crescita per età che può avere l’ex Hertha Berlino, oltre alla duttilità che ne potrebbe prevedere un avvicendamento con Asamoah sulla corsia laterale sinistra.
L’Inter cercò Lazaro qualche anno fa quando ancora militava nel RB Salisburgo, anni in cui, come visto sopra, agiva da ala offensiva e tecnica. Il progetto individuale è mutato nel tempo e si è sposato ora con un progetto tecnico che può consentire di usufruire delle abilità tecniche e delle qualità fisiche in un ruolo che, nelle squadre di Antonio Conte, è sempre risultato nevralgico.