Inter e Milan arrivavano alla sfida stracittadina sulla scorta di due momenti quasi opposti. La formazione di Gattuso era riuscita dopo anni a superare i cugini in classifica al terzo posto grazie ad un filotto di 5 vittorie in cui la squadra aveva dimostrato un gioco poco brillante ma tremendamente efficace. L’Inter, dall’altra parte, veniva dall’esclusione in Europa League per mano dell’Eintracht e da una serie di prestazioni poco convincenti in campionato, il tutto all’interno di un ambiente in cui continua a tenere banco il caso Icardi.
La partita sulla carta
Nonostante la buona prestazione di Biglia culminata con un gol a Verona, Gattuso ha deciso di optare per un centrocampo più fisico con l’inserimento di Bakayoko ai cui fianchi destro e sinistro agivano rispettivamente Kessie e Paqueta.
In difesa e in attacco invece, confermati i pronostici con Calabria e Rodriguez terzini, Musacchio Romagnoli centrali mentre il trio d’attacco era composto da Calhanoglu, Piatek e Suso.
Anche le scelte di Spalletti non hanno destato grosse sorprese: il collaudato reparto difensivo era composto da D’Ambrosio-De Vrij-Skriniar-Asamoah, davanti a loro Brozovic e Gagliardini in mediana con Vecino più avanzato sul centro destra. In attacco Lautaro veniva affiancato da Politano e Perisic.
Le difficoltà del Milan
Fin dall’avvio di gara era chiaro il canovaccio tattico impostato da Spalletti: sfruttare le difficoltà del Milan nel mantenere le giuste distanze tra i reparti con un gioco verticale tra le linee in cui Vecino aveva il compito di ballare tra le linee avversarie di difesa e centrocampo.
Il primo gol del vantaggio nerazzurro effettivamente è emblematico di un pattern che si è ripetuto frequentemente nel resto della gara.
De Vrij, approfittando della pressione blanda del Milan alleggerisce verso D’Ambrosio.
Il numero 33 nerazzurro nota la posizione smarcata di Vecino oltre il centrocampo rossonero e lo serve. Nel proseguimento dell’azione i nerazzurri, grazie al buon scaglionamento, riescono ad occupare bene l’area con Perisic che nel mezzo spazio destro riesce a girarsi e a servire sul secondo palo Lautaro che appoggia per l’accorrente Lautaro.

In questa azione, oltre ai meriti dell’Inter sono evidenti i difetti del Milan: con soli tre passaggi i nerazzurri sono riusciti a saltare ben 6 uomini avversari, Bakayoko prima e Kessie in area poi, rimangono troppi passivi e non riescono ad assorbire l’inserimento di Vecino, infine si può notare come i tempismi dei rossoneri siano apparsi eccessivamente lenti dato che gli uomini di Gattuso sono arrivati in ritardo su qualsiasi situazione di gioco.
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Il gol di Vecino.
Il problema principale dei rossoneri era dato dal fatto che, non appena una delle mezzali si alzava in pressione sul primo possesso dell’Inter, questa situazione creava degli scompensi a catena nel sistema di marcature rossonero con i mancati accorci tra i reparti che permettevano all’Inter di sviluppare, soprattutto con Vecino che occupava lo spazio alle spalle di Paqueta quando questo si alzava in pressione, quel gioco tra le linee rivelatosi essenziale per dare sfogo alla manovra nerazzurra.
I problemi rossoneri venivano amplificati dalle eccessive distanze tra i reparti che hanno necessariamente fatto perdere compattezza alla squadra: la lunghezza media della formazione di Gattuso nelle fasi di possesso avverario è stata di 34 metri rispetto ai 27 dell’Inter.
Da questo punto di vista, le corse palla al piede e gli inserimenti centrali del numero 8 nerazzurro, agevolati anche dagli spazi generati dai movimenti in ampiezza di Lautaro, sono stati la costante per gran parte della gara. L’uruguaiano ha tirato in porta ben 4 volte creando il 54% dei 2.16 Xg generati dai nerazzurri (al netto del calcio di rigore di Lautaro).
Dall’altra parte, i rossoneri risalivano il campo soprattutto attraverso le tipiche catene laterali del 4-3-3. La fascia sinistra doveva essere quella di costruzione del gioco con Rodriguez in impostazione e i frequenti scambi di posizione tra Calhanoglu e Paqueta a togliere riferimenti agli avversari. Il turco, infatti, per fare densità in mezzo al campo ed assecondare la sua indole in costruzione si accentrava molto spesso mentre i suoi movimenti erano compensati dai tagli interno-esterno di Paqueta che garantiva l’ampiezza della manovra. Dei 5 tiri rossoneri verso lo specchio nel primo tempo, 3 sono stati di Calhhanoglu (0.11xG) e 2 di Paqueta (0.06xG).

I cambi del secondo tempo.
Per ovviare agli evidenti difetti dimostrati nei primi 45 minuti di gioco, nella seconda frazione il Milan muta progressivamente modulo di gioco prima con l’inserimento di Castillejo al posto dell’infortunato Paqueta poi con quello di Cutrone per Rodriguez, il tutto inframezzato dal raddoppio di De Vrij con un bel colpo di testa in girata.
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Il gol del raddoppio nerazzurro con De Vrij.
Veniva così a disegnarsi un 4-4-2 con Kessie spostato nel ruolo di terzino, Calhanoglu abbassato al fianco di Bakayoko con esterni Suso e Castillejo. Davanti, invece, è stata composta l’inedita coppia Piatek-Cutrone.
Lo scopo di questa modifica di assetto era duplice: da una parte si costringeva Skriniar e De Vrij ad ingaggiare dei duelli in parità numerica nei confronti dell’attaccante polacco e italiano, dall’altro uno dei due centravanti – più frequentemente Cutrone – doveva schermare Brozovic nella prima costruzione.
Nonostante, sulla carta, questa mossa avrebbe potuto portare i frutti sperati, in pratica l’Inter continuava a mantenere la superiorità nella prima fase di possesso in cui al triangolo De Vrij-Skriniar-Brozovic si aggiungeva spesso anche Handanovic, autore di 28 passaggi corti (27 quelli di Donnarumma) con una precisione generale del 91%.
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Nemmeno col nuovo modulo il Milan riesce a limitare la manovra di Brozovic.
Se, quindi, il Milan non riusciva a disturbare con efficacia e soprattutto in zone alte il possesso dell’Inter, dall’altro lato i maggiori pericoli per i nerazzurri sono nati da situazioni statiche di palla ferma o da cross. Da questo punto di vista, nonostante la manovra dei rossoneri si fosse irrigidita e avesse perso imprevedibilità con la continua ricerca di cross verso le torri in area, questo tipo di occasioni hanno creato non pochi affanni all’Inter: dei 31 cross effettuati dal Milan, 20 sono stati effettuati solo dal 45° in poi.
Non è un caso, quindi, che entrambi i gol rossoneri siano nati sugli sviluppi di calci da fermo: prima Bakayoko ha accorciato le distanze deviando di testa una punizione da 50 metri di Suso, poi Musacchio in seguito ad un’azione confusa di corner ha messo a segno il definitivo 2 a 3 dopo il momentaneo 1 a 3 interista realizzato da Lautaro su rigore.
Quello delle palle da fermo rappresenta un ulteriore campanello d’allarme su cui Spalletti dovrà necessariamente riflettere considerato che in campionato l’Inter ha subìto 7 gol su calcio piazzato, quasi il doppio se confrontati ai soli 4 con cui la formazione di Spalletti ha concluso la passata stagione.
Negli ultimi 15 minuti, il Milan ha continuato a premere sull’acceleratore ma con poca fortuna. Prima il colpo di testa di Castillejo da posizione ravvicinata è stato deviato da Handanovic con la spalla e poi il tiro a botta sicura di Cutrone è stato intercettato da un salvifico D’Ambrosio: grazie anche a queste occasioni, il Milan ha concluso la sfida generando 1.06 xG.
La sfida tra i tecnici
In conclusione, non possiamo sottacere le responsabilità di Gattuso che, probabilmente ingolosito dalle difficoltà di manovra dimostrate dall’Inter nell’ultima partita di Coppa, ha proposto un piano gara caratterizzato da un approccio che prescindeva da efficaci meccanismi di pressing e dalla compattezza di squadra, elementi che sono colpevolmente mancati in questa sfida. Rimangono quindi i dubbi sui motivi che hanno portato il tecnico rossonero ad optare per questa strategia considerata la posta in palio e soprattutto i buoni risultati ottenuti nelle scorse partite caratterizzate da un blocco squadra medio-basso che ha mostrato i suoi pregi soprattutto nelle fasi di difesa posizionale.
Dall’altra parte, Spalletti, in un ambiente perennemente instabile che lo circonda dalla seconda metà di stagione ha preparato la gara in maniera semplice ed essenziale andando, soprattutto, a sfruttare a proprio vantaggio le difficoltà avversarie.
Detto ciò, la mano del tecnico di Certaldo si è vista anche sotto l’aspetto mentale dato che, nonostante i momenti finali di difficoltà, l’Inter è riuscita tutto sommato a tenere la barra dritta lungo tutto l’arco della gara meritando, definitivamente, la vittoria.
Con questa vittoria nella sfida stracittadina, quindi, l’Inter supera nuovamente proprio i cugini rossoneri, si porta a 6 punti dal 5° posto dopo la sconfitta della Roma a Ferrara in attesa del recupero della Lazio contro l’Udinese e, soprattutto, fa passare ai tifosi due serene settimane in attesa di riprendere la corsa per un posto in Champions dopo la pausa nazionali.
I dati presenti in questo articolo sono tratti da Understat, Whoscored e Lega Serie A Tim.
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