Il sorteggio del 22 febbraio ha riservato all’Inter un avversario che, si voglia anche per il momento ancora troppo ondivago in campo e fuori, risulta essere particolarmente ostico da affrontare. L’Eintracht ha dalla sua una maggiore continuità di risultati dall’inizio dell’anno: quinta forza della Bundesliga, ancora in corsa per un piazzamento in Champions League, nel precedente turno dei sedicesimi di Europa League ha eliminato un’altra importante compagine della competizione, lo Shaktar Donetsk di Paulo Fonseca, con un roboante 4 – 1 in casa nella gara di ritorno dopo un pareggio (2 -2) fuori casa.
Proprio nella competizione europea l’Eintracht ha ottenuto numeri importanti che di seguito esaminiamo.

Primo per gol fatti e media gol fatti, l’Eintracht si attesta come una delle compagini dal più elevato peso offensivo. Basterebbe citare il trio d’attacco per capirne le motivazioni.

Per possanza fisica e doti realizzative, Haller, Rebic e Jovic sono la fonte della maggior parte delle soluzioni offensive adottate da Hütter, che cerca di creare densità per vie centrali ed esaltare la fisicità del trio concedendo la regia al reparto difensivo, cui è riservata la costruzione del gioco, che spesso avviene attraverso verticalizzazioni.
L’Eintracht si schiera nella maggior parte dei casi con il seguente 11:

Una difesa in fase di costruzione larga, che fa scivolare i due esterni di centrocampo Da Costa e Kostic sulla linea della trequarti avversaria per supportare la manovra offensiva sulle fasce. I due centrocampisti avanzano nella metà campo avversaria, derogando al centrale di difesa (Hinteregger) il compito di rotazione della palla verso gli altri due centrali, che assumono una posizione molto ampia, a ridosso proprio delle linee laterali; la principale delle soluzioni adottate è la verticalizzazione verso uno dei due esterni oppure la ricerca di una sponda da parte di Jovic ed Haller finalizzata all’inserimento dei centrocampisti.


Nel momento in cui Rebic si allinea a Jovic, spesso Haller assume una posizione più defilata, vestendo i panni dell’assist-man andando spesso sul fondo e cercando il cross basso.
La numerosa partecipazione alla fase offensiva richiede polmoni e corsa, soprattutto sulle corsi esterne. Se Rode e Hasebe hanno nel loro bagaglio questa qualità, a supporto della fascia centrale del campo, un po’ meno vale per Da Costa e Kostic che interagiscono con un approccio più
naïf alla fase difensiva proprio per la loro vocazione offensiva, soprattutto nelle transizioni negative.

In fase difensiva l’Eintracht si appiattisce sui 3 centrali, che riducono l’ampiezza della costruzione restando più stretti ed i due esterni di centrocampo si allineano alla difesa in un 5-2-1-2.

Cosa suggerisce quanto detto finora per i nerazzurri? L’Inter ha abbandonato da tempo l’esperimento della difesa a 3, che in questo caso sarebbe un posizionamento a specchio e potrebbe aver senso in un confronto 1 vs 1 contro il trio d’attacco. D’altro canto, numericamente e fisicamente non possiede a centrocampo uomini che consentano di creare maggiore densità, o quantomeno fino ad oggi si è dimostrata una capacità in altalena. Avrebbe senso praticare un gioco in ampiezza che preveda centralità di regia nelle fasce, quest’anno croce e delizia di Spalletti.
Certo è che gli aspetti analitici sembrano futili di fronte a quanto l’aspetto mentale risulti preponderante soprattutto in questa ennesima isteria Inter. Già dai primi minuti si capirà quanti e quali siano i motori motivazionali e dove potranno condurci in ottica futura o, quantomeno, sulla gara singola.
Un pensiero riguardo “L’Eintracht Frankfurt di Hütter”