D’accordo con la società, soprattutto dopo l’episodio di mancata risposta alla convocazione per la partita con il Rapid, un’opportunità che poteva essere presa al balzo per lanciare subito un segnale. Per ovvi motivi, non d’accordo con il tempismo della stessa; eppure mi sono posto una bella domanda: quanto ancora si deve aspettare per cambiare se si può cambiare oggi?
In casi come questi è forse più giusto cavalcare il cambiamento. Soprattutto in una circostanza come quella attuale, in cui ogni singolo professionista deve assumersi le proprie responsabilità. Cosa che è stata fatta, in maniera altalenante, in questo anno e mezzo di Spalletti (qui emerge il merito dell’allenatore-motivatore, che sta lavorando in un ambiente ancor più difficile dell’ultimo anno di Roma).
Un ambiente in continua metamorfosi richiede anche una trasformazione ai suoi attori, soprattutto a quelli principali. Nella forma in cui la discontinuità lasci il posto alle certezze.
Il concetto che vorrei si chiarisse è quello di “società forte”: cosa rende una società forte? Perché se una società diventa forte punendo i suoi dipendenti allora in questo caso passo anche io dall’altra parte della barricata.
A mio avviso, invece, una società forte è quella che riesce a ottimizzare le condizioni ambientali al fine di favorire il lavoro di tecnico e squadra soprattutto nei giorni delle partite. L’approccio punitivo non ha portato giovamenti in Coppa Italia eppure è lo stesso che viene messo in atto anche per l’esordio in Europa League, per il quale la dirigenza si è aperta da sola un caso.
Non so se dipende dalla mia indole ma credo sia più costruttivo ricucire in questi casi, trovare un obiettivo unico verso cui remare piuttosto che impuntarsi e restare in mezzo all’oceano
Posto che quello del calcio è generalmente un mondo chiuso che tende a far trasparire ben poche informazioni, in questo caso schierarsi da una o dall’altra parte senza avere una chiara fotografia della situazione risulta un lavoro alquanto delicato.
Ciònonostante, se le ricostruzioni di questi due giorni riflettessero effettivamente la realtà dei fatti, sostengo la scelta societaria sotto tutti gli aspetti eccetto uno, quello comunicativo. Annunciare la decisione attraverso un tweet così scarno, freddo e soprattutto senza alcuna motivazione in calce non mi è parso un gesto molto elegante, in considerazione anche dei grandi passi in avanti di cui si è resa protagonista la società negli ultimi tempi dal punto di vista dei contenuti comunicativi.
Il Club comunica che il nuovo capitano della squadra è Samir #Handanovic#FCIM
— Inter (@Inter) 13 febbraio 2019
Il tweet incriminato.
Dall’altro lato, è comprensibile che alcuni, se non tutti i componenti dello spogliatoio non si sentissero più rappresentati da un capitano la cui agente e moglie, settimanalmente, destabilizza l’ambiente con uscite infelici su allenatore, compagni e società.
Senza entrare nell’ambito delle trattative sul rinnovo di contratto, se questa forte scelta societaria fosse indirizzata a tutelare il concetto di spogliatoio, in questo caso, il fine giustificherebbe necessariamente i mezzi.
Il momento è uno di quelli più importanti nella storia recente nerazzurra. Molto è cambiato e ci stiamo ancora assestando. È anche il tempo di una nuova direzione societaria che metta squadra e gruppo davanti ad ogni cosa.
Dispiace perché Icardi ha fatto molto per noi in questi anni, dispiace perché si vede quanto ci tenga ai nostri colori. Ma non poteva pensare che il suo non prendere le distanze dalle dichiarazioni della moglie potesse non lasciare conseguenze sul suo rapporto con lo spogliatoio. La sua figura, quella da capitano, deve essere intatta, immacolata. È la figura a cui tutti si rivolgono per ritrovare una certezza, una figura che suo malgrado non gli veniva più riconosciuta dallo spogliatoio.
Quello della società è un atto dovuto, macchiato solo dalla forte mancanza nel comunicarne motivi e ragioni, lasciando che fosse Spalletti il primo a parlarne.
Fa male ma deve passare, e passerà.
Un pensiero riguardo “Le opinioni di redazione sul caso Icardi”