Il Sabato Santo che vede di scena il 33° turno di Serie A regala all’Inter, impegnata nel posticipo serale in casa contro la Roma, la possibilità di assicurarsi pressoché definitivamente la posizione Champions a 5 giornate dal termine. Il pareggio a Parma del Milan infatti e la clamorosa sconfitta casalinga della Lazio contro un già retrocesso Chievo consentirebbero ai nerazzurri, in caso di vittoria contro un’altra delle dirette concorrenti, di allungare su tutte le avversarie, avvicinandosi addirittura al Napoli, in attesa dell’impegno dei partenopei contro l’Atalanta di lunedì sera.
D’altro canto la Roma ha l’obbligo di non perdere per restare nella scia del Milan e rilanciarsi, in caso di vittoria, prepotentemente in ottica quarto posto.
Le condizioni al contorno per dare lo strappo decisivo per gli uomini di Spalletti ci sarebbero quindi tutte; ma è proprio in queste circostanze che l’Inter versione 2019 si è dimostrata una squadra incompiuta, incapace di dimostrare ed esprimere la fame necessaria nei momenti decisivi (vedi i recenti scontri diretti casalinghi contro Lazio e Atalanta).
I due schieramenti
L’Inter si presenta nella veste ormai tradizionale del 4-2-3-1 con la formazione tipo, al netto dell’assenza di Brozovic in regia, sostituito da quello che sarà il migliore in campo per i nerazzurri, un Borja Valero totalmente recuperato dal fastidio muscolare di Frosinone. A completare il triangolo di centrocampo, impostato con l’ormai consueto vertice alto, Vecino ed il nobile ex Nainggolan. Proprio la complementarietà tra i due nello sviluppo dell’azione e la capacità di inserimento dell’uruguaiano negli spazi lasciati liberi dal numero 14 alle spalle della linea di centrocampo avversaria si prevedono essere una delle chiavi offensive di Spalletti.
L’unico dubbio che si protrae fin quasi all’annuncio delle formazioni riguarda il ruolo del centravanti; l’allenatore toscano preferirà Lautaro Martinez ad Icardi.
Dall’altra parte Ranieri abbandona ormai definitivamente l’idea 4-4-2 per mettersi a specchio rispetto all’avversario, rinunciando in partenza sia al doppio centravanti che alla qualità ed imprevedibilità di Zaniolo, impostando una mediana estremamente fisica; i due centrocampisti centrali sono Cristante e N’Zonzi, con Pellegrini spostato più alto nei tre dietro Dzeko, con Ünder a destra ed El Shaarawy a sinistra. Il messaggio del tecnico romano e romanista sembra chiaro: dal centro non si passa.
Il piano tattico iniziale
La squadra di Spalletti, come spesso ultimamente, parte bene, esponendo con buona precisione la consueta gestione del pallone partendo dal basso e la ricerca di un gioco di posizione che sembra ormai essere definitivamente stata assimilata dai calciatori nerazzurri.
In questa fase iniziale la Roma sceglie di pressare alta, con Pellegrini che appoggia Dzeko nella ricerca del pressing centrale sul tentativo di uscita con la palla dei nerazzurri, non sempre risultando efficace. Questo consente all’Inter di superare con non troppa difficoltà la prima linea giallorossa con uno dei due centrocampisti centrali, riuscendo quindi ad arrivare nella metà campo avversaria.
La fisicità e la buona organizzazione del centrocampo romanista costringono però l’Inter a sviluppare il gioco principalmente sulle fasce, soprattutto a destra, dove la presenza costante di D’Ambrosio molto alto e largo porta Politano a giocare più dentro al campo che sulla fascia. Con l’appoggio di Vecino, che spesso si sgancia dalla posizione centrale per fungere da effettiva mezzala destra, la costruzione offensiva dell’Inter nel primo quarto d’ora si svolge principalmente in questa zona di campo, sfruttando il tentativo di costruzione di superiorità numerica e la qualità del sinistro di Politano nel movimento dall’esterno verso l’interno. Questo schema porta alla prima e forse più grande occasione per l’Inter, con il colpo di testa di un sempre reattivo Lautaro Martinez su assistenza del numero 16 nerazzurro, su cui si esibisce in un grande intervento Mirante, aiutato dal palo alla sua destra.
La Roma dal canto suo tenta di sviluppare in rapidità le transizioni offensive una volta recuperata palla, muovendo piuttosto rapidamente il pallone, quasi sempre da destra verso sinistra, sfruttando le qualità e la rapidità nella gestione di Ünder ma soprattutto di un Edin Dzeko in grande serata. Il bosniaco gioca un primo tempo di altissimo livello, più da rifinitore che da attaccante, ricevendo palla molto schiacciato sui centrocampisti e giocandola rapidamente quasi sempre su El Shaarawy, spesso con molto campo a disposizione sul lato opposto rispetto allo sviluppo dell’azione. Da una transizione di questo tipo nasce, al 14’, il bellissimo gol dell’esterno italo-egiziano, che, convergendo da sinistra verso il centro, sfrutta il perfetto movimento nello spazio di Dzeko che blocca l’uscita di De Vrij per andare a concludere dal limite dell’area sul palo lungo, dopo aver saltato di slancio il tentativo di opposizione di Vecino.
Contraccolpo Inter
Come spesso accade all’Inter, sul gol subito la squadra perde sicurezza e confidenza nel proprio gioco. La Roma, galvanizzata, tenta di affondare mentre i nerazzurri iniziano ad incartarsi all’interno del loro consueto spartito, perdendo in parte le distanze e soprattutto la precisione tecnica che aveva contraddistinto la primissima parte della partita.
Ranieri inoltre aggiusta il suo centrocampo passando a 3, arretrando Pellegrini nel ruolo di mezzala sinistra, proprio a coprire i tentativi di inserimento di Vecino e a ostacolare il giro palla dei nerazzurri, iniziando a far abbassare gradualmente la squadra. L’Inter così si ritrova ad essere sempre più statica e prevedibile.
In questo contesto spiccano due giocatori, sia sul piano del gioco che della personalità.
Decisamente in positivo Borja Valero, che già nella fase iniziale era stato determinante nello sviluppo del gioco ma anche nella ricerca della superiorità alle spalle dei mediani romanisti (come in occasione del colpo di testa di Lautaro); nel momento di maggiore difficoltà per la sua squadra si fa carico della gestione di ogni pallone, svariando tantissimo sempre in appoggio al portatore di palla, assumendosi la responsabilità anche carismatica della gestione in campo della squadra.
Ampiamente negativa invece la prestazione di Nainggolan, che non riesce a garantire il dinamismo necessario per incidere nel ruolo di centrocampista avanzato, andando a creare quegli spazi così tanto vitali e potenzialmente determinanti per gli inserimenti di Vecino e che quasi mai si propone come alternativa cui appoggiarsi per lo sviluppo dell’azione. Probabilmente anche condizionato dal giocare contro la sua ex squadra, non riesce a determinare sul piano dello svolgimento tattico della partita ma risulta colpevolmente assente per uno come lui anche sul piano del carisma.
I minuti finali del primo tempo sono una calmierata anteprima di quella che sarà la prima fase della ripresa, con la Roma che rinuncia al pressing alto di inizio partita per abbassarsi tantissimo con due linee vicine a ridosso della propria area di rigore e Dzeko a vagare all’altezza del cerchio di centrocampo. Ranieri evidentemente teme l’incisività dell’Inter non meno della condizione della sua squadra, e si affida alle qualità fisiche del suo blocco centrale, i tre centrocampisti e la coppia difensiva Fazio – Juan Jesus, con quest’ultimo che in extremis ha sotituito Manolas, infortunatosi nel riscaldamento.
L’Inter ritrova ordine e sulla fine della prima frazione si rende pericolosa con un’iniziativa personale sulla sinistra di Asamoah; con la Roma bassa e compatta a ridosso della propria area gli uomini di Spalletti inizieranno ad alternare maggiormente il versante di sviluppo della manovra.
Cambio di ritmo e reazione nerazzurra
L’Inter rientra in campo con grande voglia e aggressività, non proprio una consuetudine per i nerazzurri. Spalletti cambierà poco dopo l’inizio della ripresa, al 54’, inserendo Icardi per l’evanescente Nainggolan e arretrando Lautaro nel ruolo di sottopunta. Lo spostamento si rivelerà una mossa estremamente azzeccata; Lautaro infatti offrirà dinamismo e reattività in quella posizione; proponendosi come appoggio e sponda faciliterà i compiti di costruzione e smistamento di un Borja su altissimi livelli per tutti i 90 minuti in entrambe le fasi, contribuendo a diversificare maggiormente il fronte d’attacco, con un dato finale che vedrà l’Inter avere attaccato in maniera molto omogenea su entrambe le fasce. L’inserimento di Icardi sarà determinante anche per la maggiore densità offensiva che i nerazzurri riusciranno a creare nell’area avversaria; con il gioco che continuerà ad avere sbocco esclusivo sulle fasce la presenza fissa di Icardi insieme a Lautaro, con gli inserimenti di Vecino e la chiusura dell’esterno opposto al cross, la difesa della Roma si troverà ad essere nettamente più impensierita che nel primo tempo sulle palle alte.
La Roma sceglie di mantenere estremamente basse le due linee di difesa e centrocampo, compresi gli esterni offensivi. All’intervallo Ranieri inserisce Zaniolo per Ünder, confidando nella maggiore forza fisica del giovane talento, l’altro ex molto discusso della partita, per contrastare le avanzate della coppia di sinistra Asamoah – Perisic, con il croato decisamente sottotono almeno fino al gol del pareggio.
Con gli esterni offensivi avversari così bassi il giro palla dell’Inter, seppur più rapido che nella seconda fase del primo tempo, non riesce facilmente ad incidere; Spalletti, come dichiarerà lui stesso alla fine della partita, varia lo schema di attacco sul versante destro, con D’Ambrosio che partendo più basso da destra va a creare superiorità in mezzo al campo, quasi da mediano destro, nel tentativo di tirare fuori El Shaarawy o la mezzala di parte, e liberare spazio davanti a Kolarov per Politano, che invece si mantiene più largo che nella prima fase.
L’alternativa è quella di concentrare il palleggio e gli uomini su un lato del campo e poi cercare di sviluppare rapidamente l’azione sul lato opposto; così nasce il gol del pareggio nerazzurro, con la squadra spostata a sinistra, Icardi, Lautaro e Perisic in area, Politano in posizione centrale all’altezza della lunetta e il pallone che passa rapidamente da Borja al vicino Vecino e quindi a D’Ambrosio, che si trova in posizione di mezzala destra.
Il cross perfetto sul secondo palo trova Perisic (3) completamente libero; l’inserimento di Vecino (4) non seguito da Cristante determina la superiorità numerica nerazzurra, favorita dal fatto che Zaniolo sceglie di controllare Asamoah largo sulla sinistra invece di seguire il taglio di Perisic.
Immediatamente dopo il gol sembra che l’Inter possa sfruttare l’inerzia per fare sua la partita, ed in effetti qualche altra occasione verrà creata, su tutte il tiro al volo di Lautaro scaturito da una rimessa laterale in zona offensiva. In realtà l’Inter preferirà non rischiare più di tanto accontentandosi del pareggio; il cambio di Joao Mario per Lautaro all’80’ ne sarà la definitiva conferma. Rimarrà solo il tempo per vedere una strepitosa chiusura su Dzeko di Borja Valero, che con posizionamento e lettura anticipata riuscirà a colmare il gap fisico con l’attaccante e a completare una prestazione da migliore in campo, e una determinante parata di Handanovic su uno dei pochissimi tentativi offensivi della Roma nel secondo tempo con Kolarov. L’ultima variante tattica spetta infatti a Ranieri, che inserendo Kluivert per Pellegrini al minuto 81 sposta Zaniolo nel ruolo di trequartista tornando al 4-2-3-1 nel tentativo di riportare alto il baricentro dei giallorossi.
Epilogo
Le statistiche dicono che l’Inter ha nettamente gestito la partita con il 68% di possesso palla e che è stata la squadra più pericolosa, con 1,60 xG contro 0,53.
Il campo ci racconta che ormai la squadra ha assimilato determinati principi di gioco, che riesce ad esprimere quasi indipendentemente dall’avversario, ma che difficilmente riesce a discostarsi da quella che è ormai diventata la sua zona di conforto. Anzi, come ampiamente già visto, questi principi diventano sterili senza intensità e possibili variazioni, soprattutto contro squadre chiuse e soprattutto quando entra in gioco la componente psicologica, che sia dovuta al non riuscire a segnare nelle prime fasi della partita o all’aver subito gol.

La fame di vincere e raggiungere l’obiettivo evidentemente non è sufficiente per questa squadra per andare oltre le proprie difficoltà; questa partita che segue quelle casalinghe con Lazio e Atalanta lo evidenzia. Una occasione persa per chiudere il discorso dunque, ma comunque un buon punto; verosimilmente si può considerare siano 5-6 i punti mancanti da ottenere nelle prossime 5 partite per essere sicuri della Champions.
Per la Roma una prestazione quadrata, fondamentale; una sconfitta sarebbe stata irrecuperabile. Ranieri si dimostra gestore capace, soprattutto nell’aver recuperato alcuni uomini, Fazio e Dzeko su tutti.
I dati presenti in questo articolo sono tratti da Understat, Lega Serie A Tim e inter.it.
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