Inter-Lazio: Notte buia, niente stelle

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Due settimane fa, l’Inter affrontava il Milan in un derby carico di significati ed emozioni: una vittoria rossonera avrebbe dato slancio alle ambizioni da terzo posto degli uomini di Gattuso, ricacciando i nerazzurri in una crisi quasi senza scampo. Spalletti e i suoi giocatori, quella sera, riuscirono a disegnare una stracittadina perfetta, soprattutto alla luce di un carico di pressione a livelli di guardia dopo l’eliminazione europea ad opera dell’Eintracht Francoforte.

Quel derby vinto e difeso con le unghie e con i denti sembra invece aver lasciato quasi uno strascico negativo ad Appiano. L’ambiente non è più sereno di prima in virtù del terzo posto riconquistato, del reintegro di Icardi in squadra, delle sconfitte subite da Milan e Roma contro Sampdoria e Napoli. Inter-Lazio appariva come un’occasione irripetibile per chiudere sostanzialmente la nostra corsa alla Champions battendo i biancocelesti e staccando tutte le altre avversarie.

Appariva, appunto. L’Inter trova sempre il modo per farsi del male, e lo fa sempre nei momenti meno opportuni. Contro una Lazio giunta a Milano con intenti bellicosi, alla ricerca di vendetta per la finale persa all’Olimpico lo scorso maggio e di punti per rientrare prepotentemente nella contesa per la Champions’ League, l’Inter casca quasi a peso morto al minimo colpo.

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Un festante Acerbi, autore di una prestazione attenta e puntuale.

Due facce

L’inizio non era neanche stato dei più sconfortanti. In soli dieci minuti, Perisic, Vecino e Skriniar arrivano con crescente pericolosità dalle parti di Strakosha, dando la sensazione di poter fare male. Brozovic gestisce la metà campo con la consueta sicurezza, mentre ficcanti sono gli inserimenti di Vecino, quasi da seconda punta, ad affiancare Keita che altrimenti si troverebbe solo contro l’esperto Acerbi spalle alla porta o in area di rigore. C’è quindi la palpabile impressione che la gara sia stata preparata con la chiara idea di portare più uomini possibili davanti e sfruttare inserimenti e tagli.

Quando è la Lazio a passare in vantaggio grazie ad una zuccata di Milinkovic-Savic su traversone delicatissimo di Luis Alberto, l’Inter perde ognuna delle sue (a questo punto poche) certezze e si accartoccia su se stessa. La manovra diventa farraginosa, le fasce diventano sempre più bloccate e il centrocampo via via si scopre, con Brozovic a trovarsi spesso ad inseguire centrocampisti ed attaccanti biancocelesti (ed è proprio il croato ad essere sovrastato da Milinkovic-Savic in occasione del gol partita, segno di un posizionamento collettivo non proprio irreprensibile).

Le heatmap della Lega Calcio mostrano proprio come l’Inter non riesca a superare in maniera efficace l’ordinato blocco difensivo della Lazio, intasando inutilmente la trequarti centrale:

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Gli sforzi di Keita (secondo WhoScored, 3 tiri di cui 1 nello specchio, 2 passaggi chiave, 3 dribbling riusciti e 3 falli subiti) non vengono premiati dai compagni. Verrebbe quasi da dire che sia il colmo, visto che la carenza più temuta nel prepartita era proprio quella di un centravanti più tradizionale. Invece il senegalese si disimpegna bene in un ruolo a lui tutt’altro che consono in linea teorica, mentre a fallire sono i compagni a lui vicini: a Perisic riesce solo un tiro da posizione defilata, Vecino non entra quasi mai in area con i tempi giusti, mentre Politano si intestardisce spesso in dribbling a rientrare con seguenti cross dalla trequarti, sistematicamente preda di Acerbi e Luiz Felipe.

Il risultato è un notevole disordine tattico acuito dalla situazione di svantaggio, che fa il gioco della Lazio, corta soli 20 metri nel primo tempo, raccolta nella sua metà campo (baricentro a 40 metri, inusuale per una sfida del genere) e pronta a ripartire. Negli ultimi 15 minuti di gioco del primo tempo, è infatti la squadra di Inzaghi ad andare più vicina al raddoppio con Luis Alberto. Il duplice fischio di Mazzoleni arriva, quindi, proprio prima che ulteriori danni possano colpire l’Inter. San Siro fischia, mugugna, e ha tutte le ragioni per farlo.

Vorrei ma non posso

La ripresa ha un canovaccio leggermente diverso, visto che l’Inter quantomeno ci mette animo, grinta e determinazione nel cercare di rimettere in piedi un match cruciale. Perisic, Vecino e Keita provano ad impensierire la retroguardia laziale ma senza grossi risultati. Anche i terzini iniziano ad accompagnare di più, con Asamoah spesso pronto a sovrapporsi al croato per creare superiorità in una zona in cui un superlativo Lucas Leiva, per distacco MVP della partita, va costantemente a dar manforte a Luiz Felipe. Così facendo però, l’Inter scopre i fianchi alle iniziative avversarie. Basta un semplice recupero palla alla Lazio per trovare Immobile, sempre pronto a far da sponda giocando su un Miranda non sempre puntuale, e lanciare ripartenze fulminanti con i soliti inserimenti di Milinkovic-Savic, Caicedo e Luis Alberto. Il gioco della Lazio in fondo è fatto di triangoli per uscire dal pressing e liberare la corsa alle spalle della mediana avversaria dei suoi centrocampisti, su tutti il serbo, fisicamente inarginabile quando sta bene. L’Inter non ha mai trovato le contromisure alle verticalizzazioni dei biancocelesti, apparendo sempre più lunga in campo (addirittura in 30 metri nella ripresa, dato assolutamente preoccupante).

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Nella diapositiva, Keita sconsolato. (Credits: Official Inter Website.)

Nel quadro di perenne sterilità offensiva della Beneamata, spicca l’assurdo dato di 45 cross in una sola serata. La presenza del solo Keita in area, accompagnato estemporaneamente da Vecino (assurto domenica sera a centravanti della disperazione alla Ranocchia), rende ancora più inspiegabile il sistematico ricorso al pallone alto in area, soprattutto in virtù della presenza di un colosso come Acerbi a dominare il gioco aereo in area laziale. Sembra quasi che il cross sia una coperta di linus, un qualcosa di rassicurante per il gioco interista, ma che mostra le sue carenze contro squadre a grande densità come la Lazio, che non aspettava altro che di difendere sui palloni alti.

I dati non dicono tutto, ma spesso dicono tanto: a fronte di un 60% di possesso palla nerazzurro contro 40%, e del doppio delle conclusione della squadra di casa rispetto a quella ospite, il numero di expected goals della squadra di Inzaghi è superiore (1.60 contro 1.54), e soprattutto le conclusioni sono effettuate con molta più pericolosità: l’Inter non arriva mai al tiro dall’area piccola avversaria e trova il 40% delle sue conclusioni da fuori area. Pessima serata per ritrovarsi con le polveri bagnate.

I cambi di Spalletti non aiutano. L’ingresso di Nainggolan non genera quel cambio di ritmo che ci si potrebbe attendere, mentre Candreva, in soli 14 minuti, riesce ad essere addirittura dannoso: oltre alla solita, francamente snervante mancanza di tempismo nei passaggi e nei traversoni, l’esterno romano riesce a collezionare 3 falli, quasi tutti concentrati durante il recupero. In ultimo, la sostituzione di Keita con Joao Mario, con Vecino a fare da centravanti d’area, certifica come non ci fosse alcuna idea su come cercare di rimettere in sesto una partita persa con la testa prima ancora che con la tattica. Anche in questa occasione è rimasto in panchina un giovane, in questo caso l’attaccante della Primavera Facundo Colidio, chiamato evidentemente solo per far numero.

Dopo questa bruttissima sconfitta, sconfortante nel modo e preoccupante per le potenziali scorie, è ufficialmente riaperta la corsa agli ultimi due posti Champions. Inter, Milan, Roma, Lazio e Atalanta, infatti, sono raccolte in soli 5 punti, con i biancocelesti che possono aumentare il loro attuale score di altre 3 lunghezze qualora dovessero superare l’Udinese nel recupero del 24 Aprile. Quella che alla sosta di dicembre sembrava una stagione, sulla carta, tranquilla si sta trasformando per l’ennesima volta in una bagarre, una tonnara di cui non si avvertiva minimamente il bisogno. La speranza è che i due infortuni muscolari patiti da De Vrij e Lautaro Martinez si confermino una spiacevole coincidenza, e soprattutto ogni tifoso nerazzurro si augura che si chiuda il caso legato all’ex capitano Mauro Icardi. C’è da serrare le fila e portare a casa la pelle, prima dell’ennesima rivoluzione estiva.

I dati presenti in questo articolo sono tratti da UnderstatWhoscored e Lega Serie A Tim.

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