Lo 0-0 è mediamente un risultato facilmente analizzabile o parecchio sintetico e predittivo delle dinamiche di una partita: nessuna rete, una partita a scacchi ben condotta da entrambi gli allenatori che hanno sostanzialmente risposto l’uno all’avanzata dell’altro, imbrigliando vicendevolmente le dinamiche stesse del gioco. In questo caso, Spalletti e Gasperini, hanno cercato ovviamente di imbrigliare l’uno le proposte di gioco dell’altro, ma ne è venuta fuori una partita piacevole, sostenuta e dall’esito incerto fino al fischio finale, con diversi spunti ed osservazioni soprattutto rispetto alla gara d’andata.
La rilevanza della partita, rispetto a qualche anno fa, è innanzitutto la chiave delle idee proposte nella giornata di domenica: l’Atalanta arriva a San Siro dopo la sconfitta del Milan contro la Juventus e consapevole dell’andamento discontinuo delle due squadre capitoline. Dunque, non solo lotta per un piazzamento in UEFA Europa League – oltre alla già raggiunta semifinale di Coppa Italia dopo aver eliminato gli ormai prossimi campioni d’Italia della Juventus -, ma i numeri e le circostanze la tirano dentro alla corsa per un posto in Champions. L’Inter è leggermente staccata con un vantaggio di 5 punti sul quarto posto, quindi sul Milan e sulla stessa Atalanta; questo non è sinonimo di ampia sicurezza di piazzamento data la stagione ondivaga, però l’approccio delle ultime gare e il rientro – almeno apparente – delle questioni extra-campo costituiscono fattori fondamentali affinché si possa affermare una continuità di rendimento fino alla chiusura del campionato.
Le chiavi della sfida
Spalletti ha schierato il suo oramai consueto 4-2-3-1 con lo stesso undici che ha affrontato il Genoa nel turno infrasettimanale, a differenza del solo Vecino che prende il posto di Nainggolan.
Gasperini, costretto dall’assenza di Zapata, schiera un 3-5-2 che diventa 3-4-1-2 in fase offensiva. Pasalic assume la posizione sulla trequarti avversaria e contestualmente Ilicic e Gomez occupano il fronte d’attacco allargandosi e creando ampiezza, consentendo una maggiore densità per vie centrali da parte dei centrocampisti, su tutti lo stesso Pasalic e Freuler.
Dall’altro lato, l’infortunio di Brozovic e l’ingresso successivo di Borja Valero nel secondo tempo hanno rappresentato i principali turning points della prestazione nerazzurra.
L’interpretazione del compito di costruzione per i nerazzurri è stato l’ago della bilancia di questa stagione e di questa Inter, che ritrova il suo fulcro nel centro del campo.

Ciascun altro interprete, al di fuori di Brozovic e Borja Valero, all’interno della rosa nerazzurra non risulta possedere la qualità, la personalità e la continuità nell’arco dei novanta minuti di gioco dei due sopra menzionati per essere il raccordo tra difesa ed attacco; l’interprete che riesce ad imbeccare l’uomo tra le linee, che consenta di saltare anche solo con il controllo orientato la prima linea di pressing, che gestisce il possesso della palla dettandone tempi e spazi d’occupazione del campo e che possa, più semplicemente, facilitare la costruzione di un’azione offensiva. In poche parole, Spalletti è riuscito, sì, a ricucire su Brozovic il compito di regia ed orchestrazione del gioco dell’Inter, ma non ha, al di là di Borja Valero, un’altra soluzione di gioco che consenta una risalita fluida della palla e che valorizzi le capacità di inserimento e ricezione di Vecino e Nainggolan tra le linee.
Vecino stesso, nel momento in cui viene allineato sulla linea dei 2 di centrocampo, come ieri al momento dell’ingresso di Nainggolan al posto di Brozovic, perde la sua verve che invece lo esalta alle spalle dell’unica punta, come da felice intuizione nel derby; in quanto a Gagliardini, è molto più semplicemente descrivibile come un gregario di Brozovic (o più in generale dell’uomo a cui è affidato il compito di regia), perfetto partner nella linea dei due che si contraddistingue per la fisicità sia in fase difensiva che in fase offensiva, e recentemente partecipe di quest’ultima con ottimi tempi di inserimento. Di certo non viene esaltato da compiti di costruzione palla al piede, se non di appoggio verso la difesa o verso gli spazi più vicini in fase di risalita.
La partita vive quindi un primo turning point al 23° minuto con l’ingresso di Nainggolan al posto di Brozovic. L’abbassamento di Vecino, quindi, e l’assenza di Brozovic mettono in mostra una crescente leziosità della manovra nerazzurra, con l’Atalanta che inizia a prendere le misure, seppur lasciando il predominio del gioco ai padroni di casa per tutto l’arco del primo tempo.
Icardi, confermato al centro dell’attacco come in settimana contro il Genoa, ha agevolato la fase di costruzione proponendo una linea di passaggio spesso anche tra le linee, comportando spesso l’uscita di Djimitsi dalla linea dei centrali dell’Atalanta; una posizione in controtendenza rispetto a quanto mostrato nel periodo precedente alla sua assenza, in cui assumeva un posizionamento alto tra i centrali di difesa avversari in modo da concedere profondità alla squadra, togliendo però, d’altro canto, una soluzione di appoggio in fase offensiva. Per lui anche un’importante azione procurata da un filtrante di Politano e non conclusa nel migliore dei modi nella prima frazione di gara.

Secondo tempo: la crescita dell’Atalanta e il secondo turning point
L’Atalanta rientra in campo conscia di poter fare di più e di poter far male soprattutto con il suo pressing laddove invece l’Inter, con la perdita di Brozovic, latita nell’uscita palla al piede. Fondamentale la posizione di Pasalic tra la linea di difesa e quella di centrocampo interista, oltre alle posizioni di Gomez ed Ilicic che partono larghi per inserirsi centralmente rispettivamente tra D’Ambrosio-Miranda e Asamoah-Skriniar.
Soprattutto Ilicic crea non poco scompiglio alla retroguardia interista. Partendo da posizione larga, riesce a saltare in 2 occasioni Skriniar nell’arco dei 90 minuti – più o meno una rarità per il centrale slovacco – e spesso gli avversari cui si ritrova in 1 vs 1.
In maniera agevole riesce ad essere una fonte decentrata di gioco e non a caso la migliore occasione dell’Atalanta arriva proprio dai suoi piedi; a margine di quanto ampiamente sopra anticipato sulla regia interista, sarà proprio da una palla persa da Gagliardini, ritrovatosi a fungere da perno della fase di costruzione all’inizio del secondo tempo, che verrà innescata la transizione dell’Atalanta.
In generale, però, i bergamaschi non riescono ad essere davvero pericolosi e, nonostante si rilevino per l’Atalanta 1,19 xG contro gli 0,94 dell’Inter (fonte Understat), non riescono a tirare nello specchio della porta di Handanovic, avendo però l’occasione più limpida dell’intera partita innescata proprio dalla situazione di perdita del possesso come da immagine sopra riportata.
Al 66° il secondo punto di svolta della gara: esce Gagliardini ed entra Borja Valero. Spalletti ripristina così l’ordine in mezzo al campo, riuscendo a ritrovare ritmo e verticalità, calma e cervello. Viene meno la catena di sinistra per un Perisic inconsistente (spesso anche da piazzato con il piede debole) e di un Asamoah poco preciso dalla linea di fondo ma molto più attento in fase difensiva. L’ingresso di Borja porta la squadra ad un 4-1-4-1, che torna ad esaltare gli inserimenti di Vecino e Nainggolan.

Lato destro, Spalletti, indeciso tra una maggiore copertura con Candreva ed una maggiore aggressività con Keita, opta per la seconda sostituendo Politano al 77′ ed ottiene ottimi risultati, con la conquista di diversi corner proprio da quel lato, scaturiti spesso dalla rapidità d’azione del senegalese.
Conclusioni
Una partita che trova la sua somma nell’equilibrio dello 0 – 0, dopo una fase finale in cui alla propositività dell’Inter risponde un’Atalanta che abbassa il suo baricentro e, creando densità per vie centrali, riesce a fronteggiare anche le eventuali situazioni di tiro dalla distanza.
L’Atalanta ne esce forte, anche a margine del pareggio della Lazio con il Sassuolo, e che potrà contare su un Zapata in più dalla prossima partita.
Per l’Inter, invece, un punto guadagnato sul Milan, seppur in una situazione da tenere d’occhio, ed una compattezza ritrovata e confermata dallo stesso Spalletti, a cui manca però la costanza, spesso stata tallone d’Achille. Da monitorare gli aggiornamenti sull’entità dell’infortunio di Brozovic, oramai una spina dorsale imprescindibile insieme ad un Borja Valero a cui quest’anno verrà chiesto di sovraperformare oltre la sua carta d’identità.
I dati presenti in questo articolo sono tratti da Understat, Whoscored e Lega Serie A Tim.
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