L’importanza di chiamarsi Brozovic

Reading Time: 9 minutes

La stagione nerazzurra è stata caratterizzata da promesse disattese (Vrsaljko, Keita), aspettative non totalmente rispettate (Perisic, Icardi), felici sorprese (D’Ambrosio, Politano, Lautaro Martinez, De Vrij) e infine liete conferme.
In quest’ultima categoria rientrano le prestazioni di Marcelo Brozovic che da più di un anno a questa parte (dall’ormai celebre Inter-Napoli in cui, per la prima volta, venne impiegato come mediano da Spalletti) è diventato un punto fermo della rosa e della manovra nerazzurra.

In realtà, lo stesso Spalletti rivelò che la decisione di impiegarlo davanti la difesa non fu semplice ma il risultato di lunghe riflessioni accompagnate anche da alcuni dubbi iniziali: “E’ stato il direttore a suggerirmi di metterlo in quella posizione ed io ho impiegato troppo tempo per farlo. Temevo che mi avrebbe creato un vuoto davanti alla difesa, ma corre molto, recupera palloni importanti e li gestisce con molta qualità”.
Quindi, dopo le ottime prove offerte durante la seconda parte dello scorso campionato, Brozovic, da regista, si è confermato su ottimi livelli anche ai Mondiali di Francia dove, con le sue giocate, ha contribuito a portare la Croazia in finale, poi persa ai danni dei padroni di casa.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=GrsEAvRerTg&w=560&h=315]

La sintesi di Francia-Croazia.

Il croato si è confermato su ottimi livelli anche nella stagione che sta per volgere al termine. La sua importanza all’interno del contesto di squadra è aumentata a tal punto che sarebbe impensabile immaginare, nel prossimo futuro, una rosa nerazzurra priva del proprio numero 77.

Caratteristiche universali

Nonostante durante l’arco dell’annata, nel 4-2-3-1 di Spalletti, Brozovic sia stato affiancato da uno tra Vecino, Borja Valero e Gagliardini, i compiti affidatigli sono rimasti sostanzialmente gli stessi.
I nerazzurri, per esplicita richiesta del proprio tecnico, ricercano costantemente l’uscita pulita dal pressing avversario. Per farlo, quindi, è necessario che il vertice alto del rombo di costruzione (formato oltretutto dai due centrali e da Handanovic), tra le varie caratteristiche, contempli: resistenza al pressing, un set di movimenti tali da offrire al portatore linee di passaggio pulite e uno spiccato senso visivo della posizione dei compagni.

Tutte doti che Brozovic ha saputo interpretare con qualità dopo il cambio ruolo e che ha sviluppato relativamente in breve tempo (o che forse ha sempre covato) ma soprattutto grazie alle quali il croato è diventato insostituibile nello scacchiere nerazzurro e uno tra i registi più importanti in Serie A e nel palcoscenico mondiale.
Ad esempio, la sua abilità e rapidità negli smarcamenti laterali si rivelano utili per far progredire l’azione nerazzurra dalla cosiddetta “fase di costruzione” a quella di sviluppo dell’azione soprattutto contro squadre che pressano in maniera più organizzata.

In fase di possesso, infatti, i nerazzurri cercano di bucare la prima linea di pressione avversaria passando per vie centrali per poi sviluppare il gioco in fascia sfruttando le catene laterali (in particolar modo quella di destra composta da Politano e D’Ambrosio). Nella prima impostazione, quindi, si rivela necessaria la mobilità del croato il cui compito è quello di offrire sempre una opzione sicura affidandosi alle sue letture posizionali anche con il marcatore alle spalle. Oltre alla rapidità negli smarcamenti è notevole la qualità con cui utilizza il corpo per protegge il pallone. Quando non ha la possibilità di giocare fronte alla porta, il croato utilizza con sapienza il controllo orientato per costringere gli avversari a dover adeguarsi, in pochi attimi, per affrontare la situazione di palla scoperta.

Brozo_scan_1
Con lo sguardo “fotografa” la posizione dei compagni e del proprio marcatore…
Brozo_scan_2
… si inserisce alle spalle di Bernardeschi, attirato da Skriniar,  si accorge che Pjanic ha perso le sue tracce e si appresta a servire i propri compagni fronte alla porta.

Raramente, poi, il numero 77 nerazzurro si abbassa sulla stessa linea dei due centrali attraverso la salida lavolpiana principalmente perché questa funzione viene solitamente svolta da Handanovic, le cui abilità palla al piede sono notevolmente migliorate sotto la guida tecnica di Spalletti: il numero di lanci lunghi del portiere sloveno rappresenta solamente il 24.44% dei suoi passaggi totali, al 3° posto dietro a Meret e Donnarumma.

In questo modo, l’Inter porta meno uomini dietro la linea del pallone al fine di mantenere uno scaglionamento di squadra più omogeneo possibile evitando, così, il rischio di dilatare eccessivamente le distanze tra i reparti.

No_salida
La Juve sta marcando tutti gli appoggi, creando una situazione di stallo per la costruzione dell’Inter. Brozovic non effettua la salida lavolpiana ma mantiene la sua posizione di vertice alto del rombo. In basso, Spalletti indica ad Handanovic una possibile soluzione di passaggio in Asamoah.

La centralità di Brozovic nel sistema di gioco interista, tuttavia, non si esaurisce solo in fase di costruzione. Il croato, infatti, è una indispensabile fonte di gioco anche nel secondo terzo di campo, quello dedicato allo sviluppo della manovra.

In particolare contro le squadre più chiuse si rivelano utili le sue doti di smistamento in quanto, con precisi e rapidi passaggi, riesce a consegnare la sfera da un lato all’altro del campo manipolando il posizionamento degli avversari e creando, così, i presupposti per le imbucate nel momento della rifinitura (vero e proprio tallone d’Achille della stagione nerazzurra).
Quando Brozovic è stato affiancato da Borja Valero (lo spagnolo, oltre, al croato si è dimostrato l’unico centrocampista in grado di alzare i ritmi della manovra in fase di possesso) si sono visti i risultati migliori contro avversari che hanno adottato un blocco di squadra basso.

[vimeo 334753758 w=640 h=360]

In questo minuto abbondante in cui l’Inter mantiene il possesso si nota, principalmente, la frequenza con la quale i compagni cercano il croato che agisce da vero e proprio perno delle giocate per la gestione della sfera, qualsiasi cambio di lato passa dai suoi piedi.

I numeri indicano nel centrocampista croato il giocatore più coinvolto dalla manovra della propria squadra con 77.7 passaggi per partita (seguono Koulibaly con 73 e Skriniar, 69.3).

Ritmo e verticalità

A queste caratteristiche universali, necessarie per interpretare i compiti del mediano di costruzione ad alti livelli, Brozovic abbina altre qualità che lo rendono, per questo, unico nel suo genere e hanno fatto le fortune dell’Inter e della nazionale croata.
In particolare, il regista nerazzurro non si limita alla gestione orizzontale del pallone ma il suo gioco spicca, soprattutto, per l’istinto alla giocata verticale e per i suggerimenti in profondità alle spalle delle linee di reparto avversarie.

Brozovic alza la testa e trova subito la traccia verticale verso Vecino.

Il numero 77 rappresenta un unicum nel roster interista: ad una ottima gestione della sfera in spazi ristretti, infatti, abbina una visione di gioco tesa alla verticalità anche sul lungo raggio. Tra i primi 10 “passatori” di Serie A, si classifica al primo posto per numero di lanci per partita (9.4) con una precisione seconda solo a quella di Pjanic (91% contro il 93 del bosniaco).

Brozo_lancio
Nonostante attorno a lui ci sia più di una opzione facile di scarico, Brozovic opta per il servizio in profondità verso Perisic scavalcando, così, l’intero centrocampo avversario.

Per operare un confronto in merito alla sua abilità nel far progredire l’azione della propria squadra, sono state rapportate le sue statistiche in fase di costruzione con quelle di Jorginho, Pjanic e Busquets.

Brozo_jorg
Brozo vs Jorginho
Brozo_busquets
Brozo vs Busquets
Brozo_pjanic
Brozo vs Pjanic

Dal confronto emerge come: il croato pareggi sostanzialmente il numero di passaggi nella trequarti avversaria effettuati da Jorginho (14.82 per l’italo-brasiliano, 14.15 per il croato) con simile precisione media, si posizioni al secondo posto (sempre dietro al numero 5 del Chelsea) per la quantità di passaggi smarcanti (con una accuratezza superiore) e, infine, consegni la sfera verso l’area di rigore mediamente 2.60 volte nell’arco dei 90 minuti (in linea con le 2.87 di Jorginho e le 2.44 di Pjanic).

Importanza difensiva

In particolare, Brozovic si è calato in un ruolo così delicato assumendosi non solo responsabilità creative ma anche compiti difensivi la cui esecuzione, a certi livelli, era tutt’altro che scontata.

Il croato è stato, infatti, inserito in un contesto di squadra che prova a mantenere un baricentro mediamente alto per volontà del proprio tecnico che giustifica con queste parole la scelta: “Non abbiamo le caratteristiche di fare blocco squadra davanti alla nostra area. Non abbiamo quella tigna necessaria, anche nei contrasti. (…)Secondo me tutto passa dal possesso palla. Questo porta dei vantaggi, non sei al limite dell’area tua e non devi difenderti basso. Questo dominare non ti fa prendere gol, oltre ovviamente la qualità individuale dei difensori.”

Date, quindi, le condizioni di contorno, a Brozovic vengono richiesti compiti  difensivi che necessitano essenzialmente di letture senza palla, senso della posizione e marcature preventive.
In realtà, in questi fondamentali il croato ha dimostrato ancora determinate lacune. Quando, infatti, gli viene richiesto di guidare il pressing si fa attirare spesso dal posizionamento degli avversari in zone più avanzate e laterali scoprendo, così, il reparto difensivo a pericolose incursioni centrali.
Potrebbe essere questo uno dei motivi per i quali la squadra tende ad avere maggiore equilibrio quando il croato gioca in coppia con Gagliardini che, invece, si dedica maggiormente alla fase di copertura rispetto a Borja Valero e Vecino.

Quando a Spalletti è stato chiesto un commento sulle statistiche che vedono il numero 77 primeggiare in Serie A per il numero di km percorsi (statistica incredibile se si pensa all’atteggiamento spesso indolente che il numero 77 ha dimostrato nella prima parte del suo percorso in nerazzurro), il tecnico toscano ha così replicato: ”Deve restare più in zona e mantenere il ruolo, corre e si apre troppo. Di conseguenza scopre la zona centrale del campo e si perde in impostazione. Quando le cose non vanno bene perde di lucidità perché vuole intraprendere più ruoli”.

Uscita_sbagliata
In questo caso, contro la Sampdoria, squadra abile a portare sempre almeno un uomo tra le linee in zona centrale, sbaglia i tempi di pressione ed espone la squadra ad un pericoloso contropiede. Pochi secondi dopo, per la foga, commetterà fallo.

Per rimediare a questi errori di posizionamento, Brozovic utilizza frequentemente i suoi tipici interventi in scivolata che, se da una parte sono molto spettacolari, dall’altra, se effettuati con i tempi sbagliati, possono indurre l’arbitro ad estrarre qualche cartellino di troppo. Il croato, infatti, guida la classifica dei giocatori nerazzurri più ammoniti (10), alle sue spalle segue Vecino con 8, sintomo che,  nell’economia di squadra, qualche equilibrio nelle transizioni difensive è mancato in questa stagione.

Quando invece il tempismo dei suoi interventi si rivela corretto, come nel caso seguente contro l’Udinese, l’aumento del rischio è ripagato da una maggiore spettacolarità del gesto.

Brozo_recupero_1
Pussetto recupera la sfera alle spalle di Brozovic e scambia con Lasagna che viene seguito a uomo da De Vrij…
Brozo_recupero_2
… il movimento a svuotare di Lasagna libera lo spazio per l’attacco alla profondità dello stesso Pussetto, se non fosse per l’intervento in extremis di Brozovic.

Eccezion fatta per questi errori di posizionamento, il croato è comunque 5° in campionato per numero di contrasti con una percentuale di successo del 63% e secondo in assoluto per numero di palloni recuperati (alle spalle di Koulibaly).

Brozovic e la fase di recupero palla, un aspetto sul quale avevamo già posto la nostra attenzione.

Trasformazione

Brozovic, quindi, dopo anni tormentati in cui non è riuscito a trovare serenità e costanza in campo (e fuori), ha vissuto un momento di svolta della propria carriera e dopo aver fatto ricredere tutti (probabilmente anche sé stesso) sulle proprie doti, attualmente ha assunto piena consapevolezza dei suoi mezzi in un contesto tattico di squadra che aveva assoluta necessità di quel tipo di giocate. Probabilmente non avrà la stessa classe ed eleganza dei registi migliori e, di certo, i difetti su cui lavorare rimangono. Al netto di queste considerazioni, tuttavia, non si può che provare ammirazione per la sua trasformazione a cui Luciano Spalletti ha dato un impulso determinante.

I dati presenti in questo articolo sono tratti da UnderstatLega Serie A Tim e Whoscored. Si ringrazia Calcio Datato per il prezioso lavoro di rielaborazione dati.

Immagine di copertina Inter.it.

2 pensieri riguardo “L’importanza di chiamarsi Brozovic

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.