Il punto sul Fair Play Finanziario interista

Reading Time: 4 minutes

Nel pomeriggio di ieri, la Camera di Investigazione dell’Uefa ha emanato un comunicato nel quale fornisce un aggiornamento sulle situazioni relative ai 12 club europei che hanno sottoscritto con l’Uefa un settlement agreement.

Sebbene sia ormai di dominio pubblico è bene chiarire il significato di questo termine.

Il settlement agreement è un piano di rientro che la Uefa “impone” ad alcuni club nel momento in cui vìolano alcuni parametri di bilancio.
Questi indici sono:

  1. Assenza di continuità aziendale: la dimostrazione che la società gode di una continuità aziendale solida.
  2. Un patrimonio netto negativo.
  3. Indice di break-even: il dato di cui si sente più spesso parlare, quello che richiede bilanci in pareggio. Essenzialmente, se una società nei precedenti 3 anni accumula perdite in conto economico superiori a 30 milioni.
  4. Debiti scaduti verso altri club, dipendenti e istituzioni.
  5. Indebitamento Finanziario Netto superiore ai Ricavi (escluse le plusvalenze).
  6. Costo del Personale (ovvero gli stipendi di giocatori e altri dipendenti) superiore al 70% dei Ricavi (escluse le plusvalenze).

In presenza di questi casi, l’UEFA può aprire una indagine e, se ci sono i presupposti , vengono stretti degli accordi (settlement agreements appunto) per dei piani di rientro.

L’Inter, dal maggio 2015, (quando l’azionista di maggioranza era Erick Thohir) è stata costretta a rispettare alcuni requisiti finanziari e delle limitazioni sportive. Ci riferiamo in particolare alle limitazioni nell’iscrizione dei giocatori nella lista per l’Europa League del 2016/17.

Le regole di bilancio, invece, comprendevano una limitazione alle perdite che, nei bilanci conclusi nel 2016, 2017 e 2018, non avrebbero dovuto superare, nel complesso, i 30 milioni.

Nonostante i nerazzurri abbiano rispettato il requisito del pareggio tra costi e ricavi (al netto di alcune spese “virtuose”), nel comunicato di ieri, la Uefa ha dichiarato che nel bilancio chiuso al 30 giugno 2017, l’Inter non ha rispettato uno degli obblighi richiesti nel settlement agreement: la diminuzione progressiva degli ammortamenti legati ai cartellini dei calciatori, come già evidenziato da Calcio e Finanza.
Effettivamente, gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali sono passati da 43 a 77 milioni (+79%).
È importante, però, sottolineare un aspetto: nel bilancio in oggetto non erano considerati gli acquisti dei giocatori avvenuti nella scorsa estate perché questi sono stati registrati nei conti del 2018. Pesano, però, come macigni gli ammortamenti legati ai cartellini di Kondogbia (8.6 milioni) Joao Mario (7.6 milioni) e Gabigol (5.7 milioni) che, sommati, ammontano a 21.6 milioni.
Per questo motivo, le sanzioni prevedono una limitazione alla lista A dei giocatori da iscrivere per la prossima Champions league.

FFP
Dal comunicato di ieri si legge questo.

Va tuttavia sottolineato che questa decisione non è stata totalmente inaspettata: già nel bilancio contestato dalla Uefa si potevano trovare le seguenti parole:

Si segnala che qualora i requisiti finanziari e i limiti ai costi per salari, stipendi, ammortamenti non fossero rispettati, i vincoli derivanti dall’accordo con CFCB in termini di numero di giocatori impiegabili in competizioni europee verranno applicati anche per le stagioni 2017/18 e 2018/19.

Fonte: Relazione sulla gestione 01/07/16-30/06/2017, Bilancio ordinario d’esercizio FC INTERNAZIONALE MILANO S.P.A.

Come funziona la compilazione della lista per la prossima Champions League?

Per quanto riguarda la compilazione della prossima lista Champions, il testo presente sul prospetto del bond da 300 milioni emesso pochi mesi fa, dalla società nerazzurra, aiuta a fare chiarezza:

“Il settlement agreement ha inoltre imposto sanzioni sportive: un limite di 21 giocatori che possono essere registrati per le competizioni UEFA Champions League o UEFA Europa League nella stagione 2015/2016 e un limite di 22 giocatori nella stagione 2016/2017, con la possibilità che tali limiti si estendano alla UEFA Champions League o alla UEFA Europa League per le stagioni 2017/2018 e 2018/2019 nel caso in cui l’Inter non rispetti le sanzioni finanziarie previste dall’accordo; è consentito ai giocatori appena acquisiti di essere registrati per la UEFA Champions League o UEFA Europa League nelle stagioni 2015/2016 e 2016/2017 nella misura in cui il costo dei nuovi giocatori registrati sia pareggiato dai proventi dei giocatori che escono dalla lista, con la possibilità di eccezione per un giocatore designato nella stagione 2015/2016 e di due giocatori designati per la stagione 2016/2017, con possibilità di proroga delle stagioni 2017/2018 e 2018/2019 se l’Inter non dovesse rispettare le sanzioni finanziarie previste da accordo”. 

In sostanza: bisogna considerare la lista Uefa compilata nel 2016/17 (ultima edizione in cui l’Inter ha partecipato ad una coppa europea) ed eventualmente i rispettivi prezzi di vendita dei componenti della lista A che sono stati ceduti. Dalla vendita dei vari Medel, Felipe Melo, Banega, Ansaldi & co. l’Inter ha ricavato una cifra che si gira attorno ai 25 milioni. In questo modo si è creato lo spazio per l’inserimento di nuovi giocatori (acquistati nelle sessioni di mercato del 2017 e 2018) per complessivi 25 milioni. Per quanto riguarda i giocatori acquistati a parametro zero (De Vrij e probabilmente Asamoah), non c’è alcun tipo di limitazione.

Tuttavia, nella lista del 2016/17 non comparivano i nomi di Kondogbia, Joao Mario e Jovetic, di conseguenza le loro uscite non creerebbero spazio per nuovi inserimenti in lista. Tuttavia, nel prospetto del bond, il testo evidenziato sottolinea che possono essere “designati” tre giocatori, non presenti in quella lista, i cui prezzi di vendita potranno liberare spazio per l’inserimento di altri. In riferimento ai tre giocatori sopracitati, le loro uscite hanno già liberato spazio rispettivamente per 25 (Kondogbia) e 11 milioni (Jovetic) mentre la probabile vendita di Joao Mario potrebbe contribuire ulteriormente in questo senso.

Va, infine, sottolineato che gli incassi derivanti dalla vendita di alcuni giovani della Primavera di cui si parla in queste settimane non sarà utile ai fini della compilazione della lista Champions ma a quelli della realizzazione di circa 30 milioni di plusvalenze per chiudere il bilancio in pareggio entro il 30 giugno 2018.

Immagine di copertina: Keystone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.