Gennaio è il tempo del chiacchiericcio di mercato, quello poco tangibile, che sa di promesse e poco di realtà. Ma è anche il mese di bilanci, analisi e della proiezione degli obiettivi futuri.
Il 2018 è stato per l’Inter un anno iniziato in salita con i primi mesi dell’anno passati a lottare con un male ormai ricorrente nei nerazzurri, quel crollo mentale che aveva portato ad un passo dal fallimento europeo nello scorso campionato e che invece è stato superato grazie al colpo di reni dell’Olimpico. Generalmente il 2018 è stato un anno positivo: il ritorno in Champions e le ritrovate emozioni di un San Siro nuovamente presente nelle notte europee non vanno seppelliti sotto ai malumori dell’abitudine. Quanto siamo capaci di stringerci attorno alla squadra nei momenti difficili, tanto tendiamo a farci trovare sconsolati, abbattuti dalla nostra proverbiale malinconia.
Questo articolo è quindi un reminder, per noi nerazzurri, di quello che di buono si è costruito negli ultimi mesi del 2018, e un’occasione per analizzare i fattori chiave emersi da Settembre ad oggi.
Le conferme
Milan Skriniar
Dopo l’ottima prima stagione in nerazzurro c’era la prova europea, la necessità di confermarsi sugli stessi livelli e Skriniar non ha tradito le attese. Ha costretto Ronaldo ad interrompere una serie di 15 partite di fila con almeno un gol o un assist, ha saputo tenere a bada Suarez e Kane pur mantenendo la stessa qualità in fase di impostazione. Spalletti dice che “non ha un prezzo”. Fidiamoci.
Marcelo Brozovic
Tra i protagonisti di questo inizio di stagione c’è anche un uomo ormai dato per scontato ma che solo un anno fa era sull’uscio della porta, pronto a imbarcarsi per Siviglia. Marcelo Brozovic è il miglior giocatore in A per passaggi riusciti (77.8) e chilometri percorsi (12.2) a partita, secondo migliore per tackles vinti (2.5 a partita), a cui si aggiungono due gol ed 1 assist. Una spaventosa continuità che ormai lo porta ad essere lontano dalle copertine ma che lo rende il giocatore oggi meno sostituibile della rosa nerazzurra.
Luciano Spalletti
Dopo aver riportato l’Inter in Europa, Spalletti ha definito un solco sulla quinta in classifica mantenendo, allo stesso tempo, il Napoli a portata di tiro. Non ci ha portato agli ottavi di Champions? Vero. Ma viene difficile rimproverargli di esser arrivato a soli cinque minuti dalla qualificazione agli ottavi in un girone dove Barcellona e Tottenham hanno mostrato di essere molto più avanti nel loro progetto tecnico-tattico. La sua permanenza all’Inter passerà dai prossimi mesi del pupillo Nainggolan – in società non è andata giù la contemporaneità tra l’esplosione di Zaniolo e le beghe del belga – e dall’esito della campagna europea, con la variabile Coppa Italia possibile chiave alternativa della stagione nerazzurra.
Le sorprese
Matteo Politano
In un’estate dominata dall’arrivo in Italia di Ronaldo, il nome di Politano rischiava di venir associato allo scherno, il suo acquisto di diventare una risposta inadeguata al rafforzamento della Juve. E invece. Miglior giocatore nerazzurro per passaggi chiave a partita (1.6) e per assist realizzati (4), Politano si è ad oggi rivelato come il miglior acquisto della campagna estiva. Ha portato qualità in fase di assistenza e alternative che tanto erano mancate nella passata stagione, quando la propensione al cross di Candreva vincolava Icardi al centro dell’area di rigore, limitandone il contributo in costruzione. La natura mancina di Politano porta l’Inter a pendere maggiormente verso il centro del campo, senza dover rinunciare alla profondità sulla corsia laterale, garantita dalla sovrapposizione del terzino destro di turno.
Joao Mario
La seconda sorpresa non nasce da un acquisto estivo, ma da un’altra genialata dello Spalletti maestro del makeover. Dopo aver trasformato Brozovic, quest’anno Luciano si è reinventato la storia di Joao Mario all’Inter. Lo ha lanciato nella mischia in una partita delicata all’Olimpico con la Lazio, e ha trovato in lui l’alternativa ideale all’assente Nainggolan. Partendo da mezzala anzichè da trequarti, Joao Mario ha saputo gestire con sapienza la sua posizione a seconda degli spazi definiti sul campo, alternando la fase di supporto a Brozovic all’attacco dello spazio alle spalle della linea di centrocampo avversaria, facendosi trovare spesso libero sull’uscita di palla dalla difesa.
I sottotono
Radja Nainggolan
Niente Juventus, Napoli o Camp Nou. Niente scontro decisivo contro il PSV e soltanto un tempo a mezzo servizio a Wembley. Se a questi aggiungiamo ritardi e messaggi vocali incriminati non possiamo considerare i primi sei mesi di Nainggolan come positivi. La chiusura di San Siro per due partite, e della curva per tre, sembrano una manna dal cielo per il belga uscito malconcio a livello mediatico dall’Interleaks di Dicembre (vera? non vera? fatto sta che né società, né giocatore l’hanno mai smentita).
Sul lato campo, sono stati per Nainggolan mesi difficili, sui quali ha pesato fortemente l’infortunio estivo. Rientri accennati, forzati, e poi ricadute che lo hanno tenuto fuori nei match decisivi della prima parte della stagione, togliendo alla squadra quella personalità che proprio il Ninja doveva aiutare a far crescere. Negli sprazi di vero Nainggolan, sebbene mai superiore all’80% della massima condizione, ha fatto intravedere cosa potrebbe dare a questa squadra: maestro su seconde palle e arrembaggi, protagonista nella costruzione offensiva (terzo in rosa per xG per possesso nei 90′) e un paio di gol pesanti a Bologna prima, ed a Eindovhen poi. Il contemporaneo sbocciare di Zaniolo ha messo pressione addosso a lui e a Spalletti. Ora, per entrambi, sei mesi per non far pentire Ausilio di quella scelta.
Ivan Perisic
Per un Nainggolan alterno, c’è un Perisic spaventosamente continuo nel rendere al di sotto delle aspettative. Se nella passata stagione era stato capace di “overperformare”, realizzando un numero di gol superiore agli xG, quest’anno il parziale è negativo: 4.18 xG e 3 gol soltanto. Sta pagando un coinvolgimento minore nella costruzione nerazzurra – 28.7 passaggi a partita quest’anno, 37 nello scorso campionato – ed un evidente tensione ìche lo porta a scelte continuamente sbagliate. Rilevare le intenzioni sul suo futuro nel momento decisivo della stagione non ha contribuito a portare i tifosi dalla sua, starà a lui, da qui a Maggio, decidere se continuare a far rimpiangere il Perisic che era, o lasciare il segno sulla stagione nerazzurra.
Le novità
Mauro Icardi
Sì perchè quello visto da Inter-Psv in poi, è un altro giocatore. I 19 passaggi tentati con il 95% di precisione contro gli olandesi – il 22.8% in più rispetto alla media stagionale – sono stati seguiti dai 30 e dai 27 dei match contro Udinese e Chievo, più del doppio rispetto ai passaggi completati contro Roma (14) e Juventus (12). Se prima la tentazione di vedere qualcosa di diverso in lui, là davanti, riemergeva puntuale all’indomani di una partita avara di emozioni, la sua esplosa voglia di contribuire alla manovra ci invita a pregare in un veloce rinnovo con conseguente rimozione della clausola, ad oggi tutt’altro che proibitiva. A valori di mercato attuali, trovare un giocatore migliore di Icardi con 110 milioni risulterebbe impossibile e costringerebbe ad un ripensamento dell’intero reparto offensivo lasciando una grossa incognita sul futuro dell’Inter.
Keita Balde
Arrivato con la fama da bad boy, ha saputo aspettare il suo momento, in silenzio, ed incalzare col tempo quel Perisic sempre più in ombra. È Keita la novità più bella giunta sul finire dell’anno perchè i 3 punti di Empoli portano la sua firma e perchè sono, per lui, soltanto il premio per un 2018 finito in crescendo, con valori che lo eleggono come il giocatore nerazzurro con il maggior numero di xG per possesso: 0.79 davanti a Borja Valero (0.44) e Nainggolan (0.42). Se saprà garantire la stessa attenzione difensiva mostrata al Castellani – vedi chiusura decisiva in area nerazzurra nei minuti finali – potrà seriamente insidiare la titolarità, fino ad oggi inamovibile, di Ivan Perisic.
I punti di domanda
Lautaro Martinez
Ha sostituito Gabigol nel cuore dei tifosi nerazzurri ma rispetto al brasiliano ha saputo mostrare qualcosa in più. Lautaro Martinez è un punto di domanda non tanto per suoi demeriti, quanto per una difficoltà nel vederlo con continuità nell’undici interista. Con un Icardi al massimo della forma e sempre più centrale nella manovra nerazzurra, risulta difficile, difficilissimo vederlo partire dal primo minuto. Il probabile impiego con maggior continuità di Nainggolan, da qui a Maggio, non volge a suo favore e la reticenza più volte mostrata da Spalletti nell’affiancarlo al Capitano, non ci permette di immaginare Lautaro in un ruolo diverso da quello di vice-Icardi/punta d’arrembaggio.
Sime Vrsaljko
Arrivato con l’ingrato compito di sostituire Cancelo, Vrsaljko fin qui ha alternato prestazioni brillanti a continui acciacchi che ne hanno limitato i minuti passati in campo. Il suo futuro è un punto di domanda perchè la sin qui dimostrata fragilità fisica impedisce all’Inter di investire con certezza sulla sua conferma. Eppure i numeri sono dalla sua parte. Nelle sole 8 partite disputate da titolare in campionato, Vrsaljko ha realizzato due assist, un numero inferiore soltanto ai 3 di Politano e pari a quello registrato da Perisic e D’Ambrosio. Il suo riscatto dipenderà dalla continuità dei prossimi mesi, il giocatore non si discute, ma dovrà dimostrare tutta un’altra tenuta fisica.

Il centrocampo
Il lavoro fatto nella sessione estiva di mercato si è fin qui dimostrato positivo. Bene Politano e De Vrij, Keita in crescita con le incognite Vrsaljko e Nainggolan ancora appese al proprio destino. È emersa tuttavia, in questo inizio di stagione, una forte esigenza che verrà probabilmente soddisfatta a Giugno: un partner di centrocampo per Brozovic. Vecino è e sarà per sempre nei nostri cuori ma per fare il salto di qualità serve altro. Gagliardini sembra patire l’evidente preferenza di Spalletti per l’uruguagio, dimostra una scarsa confidenza che si traduce in scelte spesso inadatte al contesto di gioco. Vecino stesso non è riuscito a mostrare con continuità, quest’anno, quella sua capacità di centrocampista box-to-box fatta assaggiare soltanto a sprazzi nella passata stagione, si è limitato ad un numero di prestazioni positive troppo rare per definirsi come l’uomo adatto per il futuro nerazzurro.
Cosa aspettarci nel 2019
La solidità del progetto Inter è finalmente impostata su basi tecniche e societarie solidissime. Dopo anni di incertezze e delusioni possiamo guardare ad una crescita veicolata, per bocca di Ausilio, a competere per il titolo entro due anni. Dal 2019 non dobbiamo quindi aspettarci una rivoluzione, ma un graduale miglioramento tecnico e di budget che ci possa sempre più avvicinare alle big europee.
Il 6-2 al Benevento, nel silenzio di San Siro, è stato soltanto l’antipasto di un anno che ha raccolto i fondamenti del 2018 e che ci permette di ripartire da presupposti troppo spesso dimenticato dietro ai rumori del momento. In una stagione dove la fuga della Juve sembra ormai ben definita, c’è da ritagliarsi qualche soddisfazione tra Europa League e Coppa Italia. Perché alzare una coppa farebbe un gran bene, e perché vincere aiuta a vincere.