Il peso di Nicolò Barella

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La trattativa per far indossare a Nicolò Barella la casacca nerazzurra non è stata affatto semplice; il gioco delle parti è stato il tema principale del mese di giugno, in cui Conte, appena subentrato, si augurava di giorno in giorno una chiusura per accaparrarsi il centrocampista sardo, conteso sino all’ultimo dalla Roma e su cui il Liverpool campione d’Europa aveva messo gli occhi nello scorso gennaio.
Alla fine, ufficialmente il 12 luglio, Nicolò ha potuto realizzare quella che era la sua prospettiva iniziale, quasi una promessa a se stesso per effettuare il salto sui palcoscenici più importanti del calcio italiano e soprattutto europeo partecipando alla Champions League.

L’operazione è stata virtuosa, con un prestito oneroso per 12 milioni di euro a cui verranno aggiunti 35 milioni per l’obbligo di riscatto; accordati inoltre bonus legati a risultati sportivi individuali e collettivi per avvicinarsi alla valutazione che il presidente del Cagliari, Giulini, ha ritenuto più congrua come valore di cessione di un giocatore che, seppur dopo pochi anni di militanza, era già diventato un idolo a Cagliari.

Premiato come miglior centrocampista d’Italia classe ’97 negli anni 2012 e 2013, Barella aveva l’Inter nel destino: non solo sostenitore sin da piccolo, con l’idolo Stankovic a legarlo ai colori nerazzurri – seppur dichiaratamente supporter del Cagliari-, il giocatore fu scoperto da Gianfranco Matteoli, prima centrocampista offensivo e successivamente adattatosi nella posizione di regista nell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni.

L’acquisto di Nicolò Barella è un profilo che aderisce all’idea del nuovo corso che Conte ha iniziato a strutturare in queste prime settimane di ritiro, da cui sono emerse le prime indicazioni tattiche incentrate fortemente su un gioco posizionale figlio del lavoro che Luciano Spalletti è riuscito a sviluppare nel suo biennio di guida tecnica.
La scelta di Barella è strettamente connessa alla precedente operazione di mercato andata in porto, ovvero l’acquisto di Stefano Sensi: entrambi hanno nelle corde una elevata dinamicità ed un duttilità che li rende facilmente collocabili ai lati di Brozovic, ritenuto anche in questo nuovo corso, il perno della regia interista, la cui metamorfosi è in gran parte attribuibile alla passata guida tecnica che ha saputo restituire un giocatore estremamente efficace e continuo mentalmente, tecnicamente e tatticamente.
Grazie ad una solida struttura muscolare e ad una forte reattività, entrambi sopperiscono ad una stazza che non è quella che segue il trend che vuole giocatori di altezza e peso in mezzo al campo; entrambi riescono a resistere al pressing di giocatori fisicamente prevalenti, riconquistare il pallone attraverso posizionamento e coordinazione ottimali, oltre a possedere un elevato dinamismo correlato ad una buona lettura degli spazi che consente non solo l’intercetto del movimento dell’avversario nel recupero palla, ma anche la prima soluzione che inneschi la successiva transizione.

Abilità tecniche

Come lui stesso ha dichiarato in una recente intervista, il giocatore a cui si sente più vicino per caratteristiche e che ha avuto un ruolo fondamentale per la sua crescita nell’interpretazione del gioco in mezzo al campo è stato Dejan Stankovic. Se paragonato al profilo dell’ex colonna del centrocampo interista, il giocatore sardo ha nel suo bagaglio tecnico tanti colpi che associano al dinamismo una tecnica di base sopra la media; una combinazione quella dei due fattori che faceva del centrocampista serbo un profilo completo in fase di riconquista del possesso, in fase di impostazione della manovra – seppur non con un ruolo da regista puro, se non nell’ultimo anno all’Inter – e anche in fase di rifinitura grazie ad una importante visione del gioco.
Barella, per caratteristiche, si avvicina parecchio al modo di interpretare il ruolo di mezzala pura se paragonato al profilo descritto, a cui vanno aggiunti importanti margini di miglioramento sull’affinamento del tiro dalla distanza, qualità che era invece punto di forza del centrocampista serbo che realizzò in carriera gol memorabili, a volte al limite del possibile.

Barella riesce a gestire la palla in spazi stretti e sotto pressione grazie ad una facilità di palleggio e ad un primo controllo con cui riesce sempre ad orientarsi in maniera favorevole sia in appoggio verso il compagno di squadra più vicino, sia più in verticale attraverso passaggi filtranti; inoltre, nonostante il metro e 72 di altezza non assicuri uno strapotere fisico, riesce a frapporre il suo fisico all’aggressione dell’avversario in maniera spesso efficace.

Qui Barella si esibisce in una ricezione a palla alta in pressione, con un avversario alle spalle, uscendone sontuosamente con un sombrero (diritti riservati al canale YouTube World of Football).

Le abilità nel passaggio sono fondamentali per i compiti da mezzala che mediamente interpreta, sia nel creare un maggior grado di associazione a favore dei compagni di squadra più vicini, sia in contesti dinamici e diretti quali le transizioni offensive in cui la pulizia nel controllo e nel passaggio, oltre alla elevata fiducia balistica nei propri mezzi, consente di creare vantaggi spaziali nei confronti degli avversari.

Come sopra anticipato, l’abilità di Barella nel cambio di gioco dopo una riconquista della palla da parte del Cagliari.

Dove agisce Barella

A seconda che agisca da mezzala destra o sinistra, Barella riesce a ricoprire consistentemente la zona di campo tra la fascia centrale e l’ala di riferimento rispetto al lato su cui è posizionato.

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Le heatmap dell’ultima manifestazione a cui ha preso parte il centrocampista già nel giro della Nazionale Maggiore.

Densità che coincidono ampiamente con quelle riscontrate durante tutta l’annata ’18/’19 con il Cagliari in Serie A. Cosa ci può indicare questa osservazione in ottica futura? Il giovane sardo, a fronte anche delle prime uscite di questa Inter, risulterà fondamentale in fase di non possesso per l’applicazione del pressing ricercato da Conte a favore della conquista del pallone su possesso avversario nel minor tempo possibile, oltre a contribuire in maniera importante nella riconquista del pallone in fase di transizione da perdita del possesso. In fase di costruzione, Barella occuperà principalmente i mezzi spazi, con la licenza di inserimento sia verso il centro del campo sia a supporto dell’ala nel corridoio esterno, soprattutto negli ultimi trenta metri di campo.

L’unica porzione di campo mediamente meno presidiata è quella davanti alla difesa. In un’intervista dell’anno scorso a La Gazzetta dello Sport, è lo stesso centrocampista a spiegarne i motivi:

Cos’è il calciatore Barella: mezzala, trequartista o regista? «Mezzala. Da trequartista sono libero di muovermi, ma sono meno utile nella riconquista del pallone. Al contrario, schierato davanti alla difesa faccio più filtro ma vedo meno la porta avversaria. Il ruolo di mezzala mi permette allo stesso tempo di difendere e inserirmi in attacco».

Uno dei motivi per cui Conte ha ricercato insistentemente Nicolò Barella è sicuramente l’impatto su entrambe le fasi di gioco, assieme ad un elevato livello di resistenza, caparbietà ed attenzione. Nonostante la fisicità non sia la sua caratteristica principale, è un giocatore che ha ricoperto un ruolo fondamentale all’interno delle squadre in cui ha sin qui operato, fungendo da costante bilanciere in entrambe le fasi.

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