L’unico pregio della pausa nazionali è che, per una decina di giorni, ci si può fermare e cercare di capire come sia iniziata la stagione calcistica dei vari club.
Nel caso dell’Inter, in questo articolo, proveremo a stilare un piccolo resoconto delle cose che ci sono piaciute di più e di quelle che, secondo noi, appaiono ancora dei limiti della squadra allenata da Spalletti.
Nonostante siano state giocate solamente 1/5 delle partite di campionato e 1/3 di quelle ai gironi di Champions, le statistiche ci permettono di delineare dei trend e di orientare la nostra attenzione su alcuni aspetti.
L’Inter di queste prime 8 partite
Un vecchio adagio sostiene che per capire dove si è arrivati bisogna sempre ricordarsi da dove si è partiti. Quindi noi partiamo da questo articolo, scritto poco prima dell’esordio stagionale con il Sassuolo, in cui, osservando le partite del precampionato nerazzurro, avevamo tentato di prevedere quali sarebbero stati i principali temi tattici dell’Inter 2018/19.
In quella fase non era ancora chiaro quale strada avrebbe percorso Spalletti: se avrebbe scelto di proseguire con il percorso intrapreso al termine della scorsa stagione in cui la contemporanea presenza di Cancelo e Rafinha aveva permesso di uscire dalla solita “crisi” invernale con un gioco più fluido, brillante e ragionato o se invece ci si sarebbe affidati ad un gioco meno elaborato ma più diretto e verticale.
Per quanto si è potuto apprezzare da questo primo scorcio di stagione, da una parte le caratteristiche dei giocatori a disposizione, dall’altra le scelte del tecnico, hanno indirizzato la manovra verso un gioco che rinuncia al controllo per affidarsi invece alla forza fisica, al predominio del gioco aereo e gli strappi in verticale delle ali e di Nainggolan.
Le doti dei calciatori presenti in rosa, infatti, portano i nerazzurri ad essere più pericolosi quando attaccano in campo aperto rispetto a quando devono disordinare l’organizzazione avversaria col possesso.
[vimeo 294741882]
Un esempio di cosa significhi rinunciare al controllo del possesso per affidarsi, invece, alle corse in verticale: in questo video è possibile apprezzare un Perisic con i paraocchi.
L’Inter, fino a questo momento, è stata una squadra tremendamente efficace nei primi e negli ultimi 16 metri. Infatti, ad una certa solidità difensiva i neroazzurri hanno abbinato una ottima efficacia sotto porta. Il filotto di 6 vittorie, a partire dall’eroica rimonta col Tottenham, è stato frutto, principalmente, di questi due elementi.
Per quanto riguarda il primo aspetto, un ulteriore apporto lo hanno dato le prestazioni di Asamah e De Vrij, i due giocatori arrivati a parametro zero nel mercato estivo. Il ghanese ex Juve si sta dimostrando un giocatore affidabile e dall’elevata intelligenza tattica, tanto che il suo rendimento si è sempre dimostrato costante e ad alti livelli.
Alcune delle doti che colpiscono di De Vrij (al quale avevamo dedicato questo articolo), invece, sono il suo senso della posizione e la tranquillità fuori dal comune che manifesta anche e soprattutto nelle giocate più difficili e rischiose. L’olandese, assieme a Skriniar, forma probabilmente la coppia di centrali più forte e fisica della Serie A.
[vimeo 295252197]
La tranquillità nelle giocate che De Vrij mostra anche quando pressato.
In merito all’efficacia sotto porta, i dati tendono a confermare l’impressione di una squadra con una produzione offensiva abbastanza limitata ma, allo stesso tempo, cinica come il suo capitano.
Gli uomini di Spalletti, infatti, si piazzano solo al 9° posto per numero di Expected Goals prodotti (al netto di calci di rigore, N.c.r.) con 10.12 Xg rispetto alle 12 reti effettivamente messe a segno. Dal punto di vista difensivo, invece, i numeri confermano la difficoltà degli avversari nel rendersi pericolosi: con 7.01 Expected goals N.c.r. subìti (quelli effettivamente incassati sono 6) i neroazzurri si classificano in 4° posizione dietro a Juventus, Fiorentina e Milan.
Di seguito la classifica della differenza tra gli Xg prodotti e quelli subiti delle squadre di A.

Per il momento, quindi, l’Inter ha avuto un rendimento offensivo appena sufficiente e delle ottime perfomance difensive.
Il fatto, poi, che solo il 5% delle conclusioni sia avvenuto all’interno dell’area piccola (5° peggior risultato in A) è sintomo di una mancata pericolosità generata e di una scarsa presenza in area di rigore che spesso si manifestano.
In generale, i tiri verso la porta avversaria sono stati 15.8 per partita, ben lontani dai 21 della Juventus o dai 18 di Milan e Napoli.
Soprattutto contro le squadre che hanno tenuto un baricentro basso, anziché cercare di disordinare gli avversari col rapido possesso, la manovra è stata troppo prevedibile e gli uomini di Spalletti si sono intestarditi a effettuare cross per Icardi che si sono trasformati nell’unica soluzione disponibile per attaccare.
I nerazzurri, in serie A, sono la squadra che compie più cross per partita (32) ma sono solo 15esimi per precisione: il picco stagionale è stato raggiunto nella sfida contro il Parma con 51, di cui 7 effettuati da Candreva, con una percentuale di errore del 100% (!!).
Costruzione lenta
A volte, inoltre, la fase di costruzione è apparsa abbastanza macchinosa e lenta. In particolare, quando gli avversari hanno limitato le giocate di Brozovic – vero e proprio fulcro del gioco nerazzurro – con delle marcature ad hoc, la fluidità della manovra ne ha risentito, data l’assenza di un altro facilitatore a centrocampo.
La centralità di Brozovic nel gioco dell’Inter si nota soprattutto in queste mappe dei passaggi.
In questi casi una soluzione potrebbe essere quella di affiancare a Brozovic un giocatore come Borja Valero che potrebbe offrire al portatore palla una soluzione di passaggio sicura e di qualità (finora ha completato il 95% dei passaggi totali, seguono Skriniar, De Vrij e Brozovic). Nonostante ciò, Spalletti ha, al momento, preferito evitare l’impiego contemporaneo dello spagnolo e del croato in mediana per garantirsi, invece, più dinamicità (con Vecino) o più fisicità (con Gagliardini).
Come sta procedendo l’adattamento di Lautaro?
Un altro punto sul quale avevamo ragionato nell’articolo di Agosto è stato anche quello dell’adattamento di Lautaro nelle rotazioni dell’Inter e, più in generale, al calcio italiano. Dopo l’esordio contro il Sassuolo e il singolo minuto giocato contro il Torino, il giovane argentino è rimasto ai box a causa di un fastidio muscolare ed è stato impiegato solamente nelle ultime due sfide contro Cagliari e Spal, totalizzando complessivamente 172 minuti di gioco. In particolare, contro i sardi ha sostituito Icardi nel ruolo di centravanti e ha messo a segno il suo primo gol in Serie A mentre, invece, contro i ferraresi è entrato a partita in corso e si è posizionato al fianco del capitano nerazzurro.
Il suo ingresso è stato determinante per far saltare gli schemi difensivi e le marcature della Spal che non avevano fatto i conti con un possibile impiego del doppio centravanti da parte dei nerazzurri. Il secondo gol di Icardi, infatti, nato da un illuminante assist di Perisic, è stato frutto anche del movimento di Lautaro che ha attirato su di sé la marcatura di Djorou liberando, così, lo spazio per l’attacco alla profondità del numero 9 interista.
Contro la Spal: il passaggio di Perisic, il movimento di Lautaro e la finalizzazione di Icardi hanno permesso di riportare i nerazzurri in vantaggio dopo il pareggio di Paloschi.
Nonostante, quindi, i due argentini abbiano dimostrato di saper convivere con buoni risultati e Spalletti si sia dichiarato possibilista rispetto all’ipotesi della doppia punta, per il momento i due continueranno ad alternarsi, almeno dal primo minuto. È indubbio che la compresenza dei due possa rendere la manovra offensiva più pericolosa e imprevedibile ma dall’altro lato si correrebbe il rischio di un eccessivo squilibrio nelle transizioni difensive, rischio che, per il momento, il tecnico di Certaldo non ha voluto correre dal primo minuto (se non all’esordio contro il Sassuolo per l’indisponibilità di Nainggolan).
La sorpresa Politano
A far da contraltare alle prestazioni un po’ sottotono di Perisic, in questo periodo, ci ha pensato Politano che si sta confermando ai livelli delle stagioni col Sassuolo.
Il laterale romano è dotato di una ottima velocità sui primi metri, di una elevata rapidità di pensiero e di una buona tecnica sui calci piazzati.
Queste doti, unite ad una maggiore associatività e fantasia rispetto a Candreva, gli hanno permesso di mettere in discussione la titolarità dell’ex Lazio che, con il suo gioco “monocorde”, rende spesso prevedibili le trame offensive dei nerazzurri.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=IP4_XYCF6I4?start=192&w=560&h=315]
Il gol del 2-0 con il quale Politano ha chiuso i conti contro il Cagliari.
La maggiore imprevedibilità deriva dal fatto che Politano è più portato ad orientarsi verso la zona centrale e a combinare palla a terra con Nainggolan, Icardi o il mediano che si inserisce: il numero 16 nerazzurro effettua 2.5 passaggi chiave ogni 90 minuti, il numero più alto tra i nerazzurri.
Di Candreva, però, condivide la simile quantità di produzione offensiva (3.64 tiri ogni 90 minuti per il numero 87, 3.03 per Politano) ma non la stessa precisione sotto porta (64% il primo, 72% il secondo).
A conferma della sua duttilità, Politano è stato impiegato anche come ala sinistra a piede invertito e all’occorrenza potrebbe anche affiancare un’altra punta in un attacco a due (come nell’ultima stagione col Sassuolo in cui faceva coppia con Berardi).
Lungo la fascia si intestardisce un po’ troppo a ingaggiare duelli individuali in velocità con gli avversari e finisce spesso col perderli data la sua non eccelsa fisicità che gli impedisce di avere una buona resistenza sul lungo.
Per quanto visto finora, quindi, quello di Politano sembra essere stato un acquisto azzeccato da parte della dirigenza nerazzurra anche in ottica futura visto che, a 25 anni, è nel pieno della carriera. Ulteriore merito va riconosciuto agli uomini di mercato nerazzurri considerate la formula e le cifre che gli hanno permesso di vestire la maglia dell’Inter.
Crederci sempre
L’Inter in Serie A guida la classifica delle reti messe a segno negli ultimi 15 minuti delle partite (ben 6 reti in 8 incontri) mentre la Roma segue con 5. In Champions la rimonta col Tottenham è stata compiuta proprio grazie a due gol nei minuti finali. In campionato, il 33% degli expected goals totali sono stati prodotti proprio nell’ultimo quarto d’ora.
I motivi di questo particolare rendimento sembrano essere di due tipi.
Il primo potrebbe essere legato alla tenacia e al tentativo di non arrendersi mai che hanno contraddistinto la squadra di Spalletti fin dal suo arrivo lo scorso anno.
In generale nello sport, infatti, la sfera psicologica ha un impatto molto più importante di quello che si potrebbe pensare e il lavoro del tecnico di Certaldo, indirizzato sulla testa dei giocatori e finalizzato a rafforzare un’idea di spirito di gruppo sta, probabilmente, portando i suoi frutti.
Una seconda ragione, invece, potrebbe essere ricercata nella componente atletica dei neroazzurri. Quando, infatti, negli ultimi minuti delle partite sinora giocate, l’intensità e le proposte di gioco degli avversari sono calate, allora sono emerse la superiorità fisica e muscolare – di cui spesso possono godere gli uomini di Spalletti nel confronto con le altre formazioni – che hanno permesso ai nerazzurri di conquistare punti e vittorie, fino a quel momento insperati.
In un campionato, poi, come quello italiano in cui l’aspetto fisico e tattico la fanno da padroni e in cui sempre più importanza assumono le azioni da palla inattiva, la costruzione di una squadra con queste caratteristiche può essere redditiva, soprattutto sul lungo termine. Per questo motivo, le difficoltà incontrate nelle prime partite sembrano, quindi, essere state dettate da difficoltà atletiche quasi inevitabili, all’inizio, per una squadra come quella nerazzurra.
Finora, il gioco poco spettacolare è stato compensato da prestazioni di carattere e solidità, aspetti che, prima dell’arrivo di Spalletti, mancavano da un po’ di anni. L’impressione è che, comunque, per le caratteristiche dei giocatori in rosa, raramente vedremo l’Inter imporre il proprio gioco con continuità e per portare a casa i risultati si punterà, più che altro, sulla forza fisica, l’esplosività e la tecnica dei propri uomini migliori.
Ora l’Inter si appresta ad affrontare Milan, Barcellona e Lazio in 9 giorni, un interessante banco di prova per testare le capacità degli uomini di Spalletti nel competere su più fronti ad alti livelli.
L’immagine di copertina è tratta dal profilo Twitter ufficiale dell’Inter.
I dati usati in questo articolo sono tratti da Whoscored e Understat.