Barcellona-Inter è stata una di quelle partite in cui il risultato non ha mentito. Il Barcellona è stato nettamente il padrone del campo, come era logico aspettarsi, e non è uscito da quel copione. E nemmeno l’Inter, che è partita bloccata nel primo tempo e si è avvitata sui suoi stessi limiti.
Il pressing alto e il gioco sulle fasce del Barça sono state le chiavi del match: la pressione blaugrana consentiva di rimediare i danni sulle palle perse, per poi consolidare il possesso e avviare le azioni offensive. Il pressing ha asfissiato le fonti di gioco principali e isolato l’attacco nerazzurro, che ha visto pochissimi palloni. La tecnica elevata del Barcellona rendeva tutti i giocatori dei pericoli potenziali per la difesa interista, che ha patito soprattutto gli assalti sulle fasce, coordinati dagli ottimi raccordi di Suarez, Arthur e Rafinha tra le linee.
Impietose sono le mappe sui passaggi delle due squadre, offerte da Ben8t:
Barcelona passnetwork 😍 pic.twitter.com/8fbroEwtLy
— Ben8t (@Ben8t) 25 ottobre 2018
La passmap del Barcellona mostra come le catene laterali abbiano lavorato bene, specialmente quella sinistra. Coutinho, Jordi Alba e Arthur hanno dialogato molto e schiacciato sistematicamente Candreva e D’Ambrosio. Ma è stata tutta la squadra a funzionare, come mostrano i passaggi tra quasi tutti i membri della squadra.
Anche la passmap dell’Inter è una buona fotografia dell’incontro: la circolazione si bloccava all’altezza dei centrocampisti, che non sono mai riusciti ad andare in verticale verso gli attaccanti o verso Borja Valero. Lo spagnolo ha sofferto i ritmi alti imposti dal Barcellona, che lo ha tagliato fuori sistematicamente: solo 21 passaggi per Borja.
I problemi sulle fasce
Le fasce sono state la vera nota dolente della partita. A destra Candreva e D’Ambrosio sono stati facilmente presi in mezzo dagli attaccanti, mentre in fase offensiva erano sempre in totale apprensione nel mantenere la palla. La situazione è migliorata con l’ingresso di Politano, che ha ridato freschezza e vivacità al reparto. Prima di allora, Candreva era sembrato totalmente spaesato: sostituito al ’45, concluderà la sua partità con 7 passaggi (di cui 1 key pass), 0 dribbling, 0 tackle, 0 palle perse e 2 spazzate. Con la chiusura perfetta degli spazi da parte del Barça, tutte le armi migliori di Candreva erano state annullate: non ha mai avuto spazio per la galoppata, né tempo per ragionare col pallone tra i piedi. Così è entrato in confusione fin da subito, sbagliando i movimenti difensivi ed offensivi.
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Difficoltà catena dx from Sacha Malgeri on Vimeo.
Siamo nei primissimi minuti, e vediamo D’Ambrosio già in ansia. Pensa solo a mandare il pallone lontano, senza il sangue freddo – né la postura – di controllarlo e servire Vecino, che si era avvicinato per ricevere e proseguire l’azione. Un copione che si ripeterà per il resto del primo tempo, fino all’ingresso di Politano.
Nella seconda azione del video vediamo la prima occasione potenziale del Barça. Qui Candreva mostra tutti i suoi limiti in copertura: si fa attrarre dal pallone e perde il contatto visivo con Jordi Alba, che gli sfila dietro con facilità. La terza azione si spiega quasi da sola: dopo essere riusciti a saltare una prima pressione, Candreva e D’Ambrosio non sanno più che fare con la palla. Candreva si chiuderà quindi in un vicolo cieco.
Perisic e Asamoah hanno vissuto problemi simili, per quanto più a loro agio con il pallone tra i piedi. Asamoah ha mostrato le stesse difficoltà del derby, confermando il periodo di confusione: scelte sbagliate in costruzione, con qualche distrazione di troppo in difesa. Perisic è riuscito a mettere un paio di palloni interessanti in area, ma era evidentemente a corto di benzina, anche a causa degli acciacchi post-derby.
Riguardiamo l’azione del goal del Barcellona. Rafinha evita l’intervento in scivolata di Vecino, punta la porta per poi allargare a destra verso Suarez. Da quel momento Suarez sarà sempre libero: Perisic stava coprendo Asamoah dopo un tentativo di recupero alto, ma in quel momento tiene gli occhi solo sul pallone.
Asamoah rientra in ritardo, e nessuno dei due gli mette pressione. Suarez non è di certo il tipo di giocatore da lasciar calciare in tranquillità, infatti il passaggio per Rafinha è sublime, e sarà 1-0.
Il Barça ha avuto carta facile su una fascia destra senza qualità ed una fascia sinistra abbastanza scarica fisicamente, e con poche idee. Detto ciò, non mi fascerei la testa per quanto visto: Candreva-D’Ambrosio non è più la nostra catena titolare ( E qui sono d’accordo col Malpensante: le scelte di martedì erano dettate anche da un certo riconoscimento per l’anno scorso). Si può considerare come la conferma di quanto visto in questi ultimi tristi anni dell’Inter: mai più fasce senza qualità.
Cos’ha funzionato
In compenso, la partita interista ha più luci di quello che possono dirci i dati. Nonostante lo squilibrio dimostrato in partita l’Inter ha dato l’impressione di non affondare del tutto, anche quando gli assalti del Barcellona si sono fatti particolarmente insistenti.
Partiamo dai centrali: Miranda è stata una mossa inaspettatamente azzeccata. Scelto probabilmente per la sua esperienza nell’affrontare il Barça, ha alzato il livello della prestazione quando serviva, come si richiede ad un leader come lui.
Capitolo Skriniar: Personalmente, ho poco da rimproverargli. Raramente ho visto partite così positive da uno che ha sbagliato su entrambi i goal presi. A tratti è stato dominante come il miglior Skriniar che conosciamo (a 23 anni e alla prima esperienza internazionale: è bene ricordarlo). Gli errori sui due goal, poi, hanno delle attenuanti: sul primo abbiamo già visto che gli esterni hanno lasciato libero Suarez, che poi si è inventato un passaggio difficilissimo, nell’unico pertugio in cui poteva passare; sul secondo vediamo un centrocampo completamente passivo, che lascia Jordi Alba libero di scattare verso Skriniar, condizionato dal giallo preso poco prima.

Passiamo al centrocampo. Se la partita di Brozovic ormai non fa più notizia, va segnalata la prova da tuttocampista di Vecino, come ha fatto Spalletti in conferenza stampa:
“Vecino è un mediano quando hanno la palla gli altri, mezzala quando ce l’abbiamo noi. E’ un calciatore che ha facilità di inserimento e di corsa, poi dà una mano anche in fase difensiva. E’ un calciatore completo che sa fare più cose”.
Non è una novità, ma Vecino dà l’impressione di essere più presente nelle partite, senza quelle lunghe pause dei momenti peggiori. Ha sofferto anche lui la pressione del Barça, ma senza lasciarsi sopraffare. Nel secondo tempo è stato lui a suonare la carica: le azioni più pericolose dell’Inter vengono entrambe da due palloni recuperati sulla trequarti blaugrana.
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Recuperi Vecino from Sacha Malgeri on Vimeo.
L’impressione è che stia meglio fisicamente e che stia affinando l’intesa con Brozovic. Il suo lavoro costante tra centrocampo e attacco ha aiutato ad alzare il baricentro nel secondo tempo, fin quando Jordi Alba non ha dato la mazzata finale. Tra il 50′ e il 70′ l’Inter si è dimostrata più pronta alla reazione e più pericolosa: il pallone riusciva finalmente a superare la metacampo, ed ha trovato un attacco che si è mosso meglio, Icardi compreso. Ciò anche per l’ottimo ingresso di Politano, che ha dato più opzioni e qualità nella circolazione del pallone. La sensazione è che raramente rivedremo Candreva titolare in partite del genere, proprio perchè Politano ha la capacità di tenere il pallone anche quando scotta di più.
Non è la dolce sconfitta con la quale siamo usciti l’ultima volta dal Camp Nou, ma ci dà comunque qualche motivo per sorridere. E per sperare qualcosa di meglio per la partita di San Siro.
L’immagine di copertina è tratta dal sito ufficiale dell’Inter.
I dati usati in questo articolo sono tratti da Whoscored.