Atalanta-Inter e le sicurezze perse dai nerazzurri

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Che la sfida contro Atalanta sarebbe stata tutto fuorché una passeggiata di salute per gli uomini di Spalletti era chiaro sin dal calcio d’inizio. Negli ultimi 10 incontri a Bergamo, l’Inter è riuscita a conquistare i tre punti solo una volta nel 2014-15 quando i nerazzurri, allora allenati da Roberto Mancini, inflissero un roboante 1-4 ai padroni di casa.
Tornando ai nostri giorni, invece, l’Inter veniva dalla sfida di Champions contro il Barcellona nella quale i nerazzurri, nonostante avessero subìto quasi per l’intero arco della partita il gioco degli avversari, erano riusciti a riacciuffare comunque il pareggio con un gol del solito Icardi nei minuti finali.

Le scelte dei tecnici

Rispetto alla sfida di Champions, contro i bergamaschi Spalletti ha optato per alcune modifiche di formazione: in difesa Vrsaljko e De Vrij sono stati sostituiti rispettivamente con D’ambrosio e Miranda, a centrocampo davanti all’inamovibile Brozovic si è formata la coppia composta da Gagliardini e Vecino mentre in attacco il tecnico ha confermato il collaudato tridente formato da Politano, Icardi e Perisic.
Gasperini, da parte sua, ha risposto con un 3-4-2-1 con Toloi, Djimsiti, Masiello a comporre il trio difensivo, Hateboer, De Roon, Freuler e Gosens hanno costituito il reparto di centrocampo mentre alle spalle di Zapata hanno agito Ilicic e Gomez.

Difficoltà sin da subito

Da parte dei nerazzurri, la scelta di schierare Vecino e Gagliardini era dettata dalla necessità di garantire al centrocampo nerazzurro quella dinamicità e fisicità necessarie per pareggiare, almeno, l’intensità degli atalantini in quel settore di campo. Sfruttando, poi, i difetti del sistema con marcature a uomo tipico delle squadre di Gasperini, lo scopo era quello di disordinare il reparto arretrato avversario con gli inserimenti delle due mezz’ali che avevano campo aperto grazie ai tagli verso il centro di Perisic e soprattutto di Politano. Questa tecnica aveva portato ottimi risultati contro il Genoa (altra squadra che marca a uomo), tanto che grazie ai suoi inserimenti, Gagliardini si era reso autore di una doppietta nel 5 a 0 con il quale i nerazzurri avevano regolato i rossoblù.
A differenza, però, di sabato scorso, l’assenza tra gli undici iniziali di un giocatore dalle caratteristiche di Joao Mario si è fatta sentire.
In realtà, infatti, le intenzioni del tecnico di Certaldo non hanno trovato applicazione sul campo. Nel primo tempo la manovra dei nerazzurri è risultata molto lenta e macchinosa soprattutto a causa della mancanza di opzioni di passaggio a corto raggio per il portatore palla quando passava la linea di centrocampo. La predisposizione di Vecino e Gagliardini, infatti, è più quella di attaccare la profondità anziché smarcarsi per ricevere la sfera.
L’assenza di connessioni nella metacampo avversaria, data dal dilatamento delle posizioni in campo e dall’intensità che ha permesso agli orobici di chiudersi e ripartire efficacemente, ha fatto sì che i nerazzurri abbiano effettuato solo 6 passaggi chiave rispetto ai 18 degli atalantini.
D’altra parte, anche quando si sono creati i presupposti per gli inserimenti delle mezz’ali, De Roon e Freuler si sono dimostrati molto attenti nel seguirli fino all’interno dell’area di rigore.
A turno, inoltre, Ilicic e soprattutto Gomez avevano il compito di schermare le linee di passaggio verso il principale fulcro del gioco nerazzurro, Marcelo Brozovic. Il croato ha effettuato 73 passaggi con una precisione dell’86%, inferiore rispetto ai livelli a cui ci aveva abituato ma soprattutto ha perso il possesso 3 volte al pari di Asamoah, anch’egli autore di una prestazione piuttosto confusionaria.

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In questo momento le soluzioni di passaggio per il portatore sono estremamente limitate: Gagliardini ha appena attaccato la profondità, Icardi si preoccupa solo di tornare verso l’area di rigore, Perisic rimane alto centrale così Asamoah opterà per il passaggio verso Vecino che si trova a 20 metri di distanza. In rosso sono cerchiate le marcature a uomo dell’Atalanta.

A questi problemi in fase di possesso, si sono aggiunte le difficoltà difensive, in particolare sulle fasce. Soprattutto durante la prima frazione, infatti, gli uomini di Gasperini trovavano sempre il modo per far male ai nerazzurri.
Con una squadra (come quella allenata da Spalletti) spaccata in due, Ilicic e Gomez hanno trovato terreno fertile per le loro scorribande alle spalle del centrocampo nerazzurro dove avevano possibilità di scambiare il pallone sia con Zapata che si abbassava e si muoveva orizzontalmente per fornire gli appoggi in base a dove si svolgeva la manovra, sia con Hateboer e Gosens che si proponevano all’occorrenza e garantivano l’ampiezza della squadra. L’Atalanta ha attaccato soprattutto dalla fascia di sinistra tanto che il 61% delle trame offensive è nato da quel lato. L’azione del primo gol è esemplificativa dei problemi nerazzurri e di un pattern a cui si è assistito per tutto l’arco della partita: Ilicic conqusta palla alle spalle di Vecino, lo sloveno evita l’arrivo di Skriniar e serve Gosens sulla sinistra. A quel punto Asamoah, decidendo di seguire Zapata, lascia libero Hateboer che vede premiato il taglio da destra verso il centro e a cui non resta che raccogliere il passaggio del compagno e depositare la sfera in rete.

La passmap dell’Atalanta evidenzia quanto gli orobici basino il loro gioco sulla costruzione dei triangoli sulle catene laterali e quanto sia stato importante Zapata nel fornire gli appoggi in fascia sinistra. In quella dell’Inter possiamo notare l’assenza di combinazioni dal centrocampo in su.

In sostanza, quindi, il piano-partita di Gasperini consisteva nel sovraccaricare le due catene laterali. Da una parte il posizionamento di Gomez e Ilicic negli half-spaces alle spalle del centrocampo nerazzurro, dall’altra la richiesta alle proprie ali di fornire sempre una possibilità di scarico largo sulla fascia, facevano sì che i terzini interisti venissero costantemente messi di fronte alla scelta se accorciare sul portatore o indietreggiare concedendo, così, campo alle avanzate atalantine e allargando le maglie della linea difensiva interista.
Questi difetti strutturali dei nerazzurri sono stati ulteriormente amplificati dalle mancate coperture difensive delle ali (Politano-Perisic) e dalle mezz’ali (Vecino-Gagliardini) che raramente hanno aiutato i terzini nelle scalate.

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In questo contrattacco con De Roon in possesso si crea un 4 vs 4 e Asamoah deve decidere se salire in pressione o preoccuparsi di coprire la sovrapposizione di Gosens.

Considerate le difficoltà in costruzione, l’Inter non è riuscita a risalire il campo, infatti ha chiuso la prima frazione con un baricentro di 46.52 metri rispetto ai 53.83 degli orobici.
Come da tradizione, gli uomini di Gasperini hanno giocato una partita molto intensa dal punto di vista fisico tanto da sovrastare l’Inter anche dal punto di vista fisico: saranno 18 i duelli aerei vinti dagli atalantini rispetto agli 11 degli interisti.
Dopo il vantaggio, le occasioni per il raddoppio non sono affatto mancate: si possono contare almeno altre 3 nitide occasioni per il 2-0, non sfruttate a causa dell’imprecisione di Ilicic ma soprattutto ai miracoli di Handanovic, autore di alcune parate provvidenziali.
A conferma della eccessiva libertà concessa agli uomini di Gasperini e della povertà tecnica esibita dall’Inter nei confronti degli avversari, fa quasi impressione il dato secondo il quale gli orobici abbiano completato 17 dribbling (contro i soli 3 degli interisti) e che 13 di questi siano stati opera dei soli Josep Ilicic e Zapata (7 e 6 su 8 rispettivamente per lo sloveno e per il colombiano) autori, entrambi, di una prestazione magistrale inevitabilmente favorita, però, dagli errori dell’Inter.

Cambiare a partita in corso

Per tentare di risolvere i difetti in costruzione e in fase di non possesso, la ripresa si apre con una novità: dentro Borja Valero e fuori uno spento Vecino.
In fase di possesso il contributo dello spagnolo, portando in dote una gestione del pallone più rapida e pulita (concluderà la partita con un 96% di precisione nei passaggi) ha reso la manovra offensiva più dinamica, come già avvenuto nella sfida di ritorno col Barça.
Il suo utilizzo, poi, come trequartista ha permesso così a Gagliardini di abbassarsi in mediana al fianco di Brozovic con il chiaro intento da parte di Spalletti di limitare il raggio d’azione dei due trequartisti atalantini.
Già dopo 20 secondi i nerazzurri conquistano un calcio di rigore trasformato da Icardi in seguito ad un’azione di pressing, segno che, nonostante tutto, le armi per ribaltare il risultato l’Inter ce le avrebbe avute. Del resto, i nerazzurri hanno effettuato nella metacampo avversaria un pressing molto aggressivo tanto che l’indice PPDA (Passes Allowed per Defensive Action) per i milanesi è di 8.50 mentre quello per gli uomini di Gasperini è stato di 15.85, quasi il doppio. La pressione atalantina invece avveniva nella zona di centrocampo, dalla quale, infatti, sono nate gran parte delle occasioni bergamasche.

Dopo il pareggio di Icardi i padroni di casa hanno risentito psicologicamente il colpo, perso qualche pallone pericoloso e lasciato campo all’Inter che ha alzato il proprio baricentro (dai 46.52 della prima frazione si passa ai 51.58 della seconda) ma non è stata giornata per i nerazzurri che non sono riusciti a sfruttare il buon momento e non hanno creato azioni pericolose. I problemi difensivi, tuttavia, non erano svaniti e sempre da una discesa di Gosens in fascia sinistra, al 61esimo, è nata la punizione grazie alla quale gli uomini di Gasperini si sono riportati in vantaggio, grazie a un colpo di testa di Mancini.

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Questo gol è ancora più significativo perché è il primo che l’Inter subisce da calcio piazzato dall’inizio del campionato e quindi il segno che l’Atalanta è riuscita nell’intento di scalfire alcune delle sicurezze che avevano permesso ai nerazzurri di costruire una solidità difensiva che in questa sfida è totalmente mancata.

Da questo momento gli uomini di Spalletti non sono più riusciti a riprendere il bandolo della matassa e anzi hanno subito altre due reti in 6 minuti, inframezzate dal doppio giallo di Brozovic, con Djimsiti (altro colpo di testa da calcio di punizione proveniente dal lato sinistro orobico) e con una prodezza di Gomez che, da 25 metri, ha scagliato un bolide sotto il sette.

Aspetti di riflessione

Gli expected goals (3.55 per l’Atalanta, 1.26 per l’Inter secondo il modello di Understat) ci restituiscono la fotografia di una partita in cui il risultato ha rispecchiato la pericolosità sottoporta delle squadre. Al netto del rigore (che vale il 60% degli xg prodotti), infatti, i nerazzurri, dei 9 i tiri effettuati, non hanno mai centrato lo specchio della porta e hanno creato pericoli solo da calci piazzati: a titolo di esempio, la seconda opportunità più pericolosa è stata il colpo di testa di Gagliardini all’87° su corner che è valso 0.3 xg.

L’impressione che ha lasciato questa sfida, inoltre, è che l’intensità degli atalantini non abbia permesso ai nerazzurri di mantenere le giuste distanze tra i reparti soprattutto quando gli uomini di Spalletti hanno provato ad affacciarsi nella metacampo avversaria. Il fatto, poi, che questa partita sia stata giocata dopo la battaglia contro il Barca può aver influito sul rendimento e sulla tenuta psico-fisica degli uomini di Spalletti che non sono, probabilmente, ancora abituati a mantenere lo stesso livello di concentrazione su più fronti, soprattutto quando aumenta la posta in palio.
Quella con l’Atalanta è stata una sconfitta netta sia dal punto di vista del risultato che da quello della prestazione collettiva.
Ora è arrivato il tempo della pausa nazionali e ci saranno, purtroppo o per fortuna, più di 10 giorni per smaltire le scorie negative della giornata e farsi trovare pronti per il tour de force che aspetta i nerazzurri tra fine Novembre e Dicembre in cui dovranno affrontare, tra le altre, Tottenham e Psv in Champions e le trasferte di Roma e Torino (con la Juventus) in campionato.

I dati presenti in questo articolo sono tratti da Understat, Whoscored e Lega Serie A Tim.

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