Martedi mattina. E’ il risveglio seguente la più bella vittoria stagionale dell’Inter. Sicura. Solida. Abile nel gestire i diversi momenti della partita. La squadra di Spalletti ha appena dato la sua prima prova di maturità.
Eppure. Eppure manca ancora qualcosa.
Ivan Perisic.
Il croato sembra ancora essere un elemento mancante nel contesto Inter. Dopo un buon inizio di stagione (2 gol in 6 giorni tra Torino e Bologna), Perisic sembra esser diventato un giocatore normale. Niente più ripartenze devastanti. Niente giocate decisive alternate a pause inspiegabili. Perisic sembra aver perso anche la sua assenza di continuità.
È continuamente nella media.
Nuove armi
Un’Inter più completa, con più soluzioni ed una rosa profonda. Era questo l’obiettivo estivo, prefissato e raggiunto. Una maggiore diversità nella costruzione della manovra che ha ampliato i modi con cui Icardi viene servito, riducendo il peso relativo dell’assistenza di Perisic. Se nella passata stagione il croato ha fornito assist ad Icardi per il 31,8% dei suoi gol (7 assist su 22 gol, al netto dei rigori), in questo inizio di campionato l’asse Perisic-Icardi è andato a segno soltanto nella trasferta di Ferrara: magistrale giocata del croato ad attirare su di sé i centrali avversari per poi chiudere l’azione servendo un Icardi solo davanti al portiere.
Le statistiche certificano come Perisic sia decisamente meno coinvolto nella costruzione della manovra nerazzura. Se negli scorsi anni la mancanza di un terzino mancino poteva rappresentare un alibi nella difficoltà nerazzurra di costruire altrettanto bene il gioco su quella fascia, l’arrivo di Asamoah non sembra aver portato alcun beneficio al croato. Perisic sta viaggiando su una media di 25,6 passaggi completati in media a partita contro i 28,4 dello scorso campionato. Dato preoccupante se si considera che proprio la fascia mancina sia la principale zona di sviluppo delle azioni dell’Inter. La stessa percentuale di tackles vinti, caratteristica che distingueva Perisic dalla maggior parte degli esterni offensivi, è scesa del 45%, mentre la classifica relativa alla media di km percorsi a partita lo vede soltanto all’undicesimo posto tra i nerazzurri (9,68km percorsi in media).
Se la minor intensità di Perisic può essere spiegata con una condizione fisica non ancora ai livelli della scorsa stagione (vedi problema alla coscia post-Derby) il motivo dietro al suo minor coinvolgimento nelle trame nerazzurre va ricercato nell’arricchimento del parco attaccanti dell’Inter. Dopo una stagione con il solo Candreva come alternativa alla pericolosità offensiva interista, l’innesto di Politano ha permesso agli uomini di Spalletti di attaccare lo spazio centrale con più frequenza.
Con un Icardi solo sporadicamente attivo nella costruzione della manovra ed un Perisic ancora in difficoltà, è l’esterno ex-Sassuolo a rappresentare il regista avanzato della manovra nerazzurra. Le sue caratteristiche, uniche all’interno della rosa dell’Inter, permettono la ricerca di trame inedite e lo rendono il giocatore offensivo col più alto numero di passaggi completati nei 90 minuti (34,4 contro i 25,6 di Perisic, i 33,8 di Nainggolan ed i 10,1 di Icardi). La sua tendenza mancina di ricercare il centro del campo permette a D’Ambrosio e Vrsalijko di sfruttare gli spazi da attaccare per andare al cross con regolarità, garantendo così all’Inter quel contributo dal fondo risultato fondamentale nella scorsa stagione ( 8 assist per Candreva, 3 per D’Ambrosio).
Sviluppi
Un Perisic normale? A questo dobbiamo abituarci?
Nella passata stagione è stato capace di “overperformare” andando a segno per un numero di volte superiore a quello degli expected Goals (11 gol contro 9,32 xG). In questo principio di stagione, al contrario, Perisic è in negativo, 2 gol contro 2,13 xG. Nulla di cui preoccuparsi se non fosse per una persistente mancanza di lucidità nelle scelte del croato. Sembra che Ivan stia sentendo il suo momento e cercando di uscirne da solo. La stessa partita dell’Olimpico ha rappresentato uno specchio perfetto del suo attuale momento. Giocata da Perisic all’ottavo minuto con il classico traversone teso a sfiorare il piede di Icardi, seguita da una manovra solitaria al ventunesimo, un 3 contro 2 risolto individualmente anzichè premiare la sovrapposizione di Joao Mario.
Il momento di Perisic va quindi letto nel contesto di una squadra che è cambiata, nelle soluzioni offensive, così come nel modo di occupare il terreno di gioco. Portare un maggior numero di giocatori nell’area avversaria è stato l’obiettivo di questo inizio di stagione di Spalletti. Per farlo, l’Inter ha fatto del pressing alto, ancor più della scorsa stagione, una costante, in qualsiasi campo, in ogni partita. Rimanere attorno alla palla anche nelle prime fasi di recupero permette di aumentare la pericolosità offensiva e ridurre lo spazio da coprire per andare ad attaccare la porta avversaria. Si tratta di un principio caratterizzante il Liverpool di Klopp, il City di Guardiola, ma che penalizza i giocatori come Perisic. Leoni da campo aperto pronti ad attaccare lo spazio in fase di ripartenza. L’Inter non sembra più voler concedere agli avversari il pallino del gioco per aggredire in contropiede. Questa Inter vuole imporre il proprio gioco nella metà campo avversaria.
Ritrovare Ivan “il terribile” sarà uno dei compiti principali di Spalletti nelle prossime partite prima della sosta. Averlo al top per le trasferte decisive di Roma e Torino in campionato e Londra in Champions League, vorrebbe dire massimizzare il potenziale offensivo dell’Inter, fino ad oggi non ancora pienamente espresso (settimo attacco della Serie A con 16 reti). Perisic, dall’altro lato, si trova a 29 anni a dover compiere l’ultimo passo avanti della sua carriera. Gestire l’energie in maniera diversa, entrare dentro alla partita con venti metri davanti a sè, sfruttare le superiori capacità atletiche nel breve ed adattare il suo gioco a questa nuova Inter. Un Perisic discontinuo ma nuovamente decisivo.
Dati costruzione manovra tratti da Whoscored, dati expected Goals da Understat.
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