Sistemi di gioco a confronto
L’Inter si presenta alla ripresa del campionato dopo la sosta con la veste tattica ormai abituale, il 3-5-2 canonico, fatte salvo le assenze dovute agli infortuni: Sánchez a lungo termine, Godín più precauzionalmente in vista del decisivo appuntamento di mercoledì con il Dortmund; ma soprattutto Sensi, per un risentimento muscolare degli ultimi giorni. L’assenza di quest’ultimo, pur con il consueto modulo tattico, determinerà una interpretazione più rigida del sistema di gioco e soprattutto una carenza di qualità, cosa ormai nota, che si farà sentire soprattutto nella fase più difficile della partita, gli ultimi venti minuti.
Dall’altra parte De Zerbi sceglie una sorta di 4-3-1-2 / 4-3-3 piuttosto stretto centralmente a metà campo e senza prima punta effettiva. A determinare il galleggiamento tra un modulo e l’altro è il promettentissimo giovane ivoriano Traorè, che funge da trequartista, trasformato in un quasi falso nueve dal movimento dei due offensivi di ruolo, Caputo e Berardi, ad allargarsi molto sui fianchi dei terzi difensivi nerazzurri, Skriniar e Bastoni.

Il movimento di Traorè ad elastico verso il centrocampo e l’allargamento delle punte mirava, nel piano tattico preparato da De Zerbi, ad attrarre fuori dalla linea De Vrij, favorendo di conseguenza un 2 vs 2 dei due attaccanti con i difensori nerazzurri, situazione che in realtà si verificherà molte poche volte. In fase di non possesso inoltre il Sassuolo tendeva ad abbassare anche Berardi tra la fascia e il mezzo spazio di destra, ricercando una densità centrale che in altre occasioni ha creato qualche problema all’Inter. La scelta di mantenere però un baricentro piuttosto basso, unita all’assenza di un riferimento offensivo che potesse ostacolare nella prima impostazione l’asse cardine del gioco nerazzurro De Vrij-Brozović, ha garantito una piuttosto facile gestione del gioco e del campo da parte dell’Inter, che ha sfruttato proprio questa situazione tattica che consentiva ampia libertà centrale fin quasi alla trequarti offensiva.

Pur non esprimendo un gioco particolarmente brillante e partecipato come in altre occasioni, la squadra di Conte ha di fatto gestito campo, partita e ritmi per 70’, favorita dalla relativa libertà sulle corsie laterali, soprattutto a destra, dove un piuttosto dinamico Gagliardini nella prima frazione ha offerto un ripetuto appoggio al sempre presente Candreva, ricercando la superiorità sulla trequarti laterale insieme all’attaccante di parte. La libertà concessa nella fase di impostazione ha poi consentito a De Vrij di proporsi molto, uscendo in più di un paio di occasioni estremamente alto palla al piede e cercando direttamente la verticalizzazione sulle punte – come in occasione del primo gol di Lukaku – con un Brozović in alcuni momenti decisamente più avanzato del solito.

Dall’inizio del secondo tempo De Zerbi ha tentato di modificare qualcosa nel suo assetto tattico; nonostante questo lo spartito della partita non è cambiato, con anzi l’Inter apparsa molto matura nel gestire i ritmi del gioco e dimostratasi capace di arrivare comunque a creare buoni presupposti offensivi, fino al rigore dell’1-4 al 71’.
Tra il 52’ e il 67’ però, con il doppio cambio Boga per Obiang e Djuricić per Traorè, il tecnico neroverde modifica definitivamente assetto passando al 4-2-3-1 e inserendo qualità e rapidità che saranno determinanti. In questa nuova configurazione tattica l’Inter non riuscirà più a trovare l’appoggio facile e diretto sui due attaccanti; difficoltà ancor più acuita dall’uscita di Lautaro – preziosissimo nel gestire il pallone e far salire la squadra – sostituito da Politano, con conseguente passaggio al 5-4-1.
A differenza di quasi tutte le altre partite in cui Conte ha risistemato la squadra con il medesimo cambio di modulo (e relativo abbassamento di baricentro), con ottimi risultati sul piano della compattezza, della tranquillità e della solidità difensiva, in questo caso la squadra ha risposto malissimo, perdendo distanze e riferimenti, non riuscendo di fatto più a gestire per più di qualche secondo il pallone ed anzi autoinfilandosi in uno stato di tensione negativa e insicurezza che hanno finito per trasformare una partita chiusa in relativa tranquillità già a fine primo tempo in un quasi (piccolo) suicidio sportivo.
Da un lato dunque la componente emotiva, il contraccolpo psicologico di essere rimessi in discussione quando ormai tutta la squadra considerava la partita già vinta, in maniera un po’ troppo superficiale e presuntuosa.
Dall’altra i cambiamenti tattici di De Zerbi e l’aumento di quel tasso di qualità ed imprevedibilità che la squadra nerazzurra ci ha abituato a soffrire.
Gli stessi gol subiti nascono da banali errori di appoggio in fase di impostazione una volta recuperata palla, quando la squadra oltre ad essere stanca era ormai sfilacciata e non in fiducia.
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Note negative Inter
- L’enorme sofferenza finale lascia quasi l’amaro in bocca nonostante la partita alla fine sia vinta. Personalità, testa, convinzione, concentrazione; essere sempre dentro la partita mentalmente per tutti i 95 minuti è fondamentale per dimostrarsi cresciuti, massimizzare il profitto e concretizzare l’ambizione di essere una delle prime della classe. Su questo non può esserci appello.
- Siamo a qualche indizio di troppo, si tende ormai ad una prova. Il terzetto difensivo, pur cambiando il terzo interprete, sembra ripetere piccoli errori che risultano determinanti; in alcune condizioni di gioco, a difesa schierata e puntata, paiono mancare gli automatismi giusti tra i tre sui tempi di aggressione al portatore, in uscita dalla linea. Pochi dubbi che Conte risolverà il problema, urge farlo però al più presto.
- Strutturale il problema della qualità tecnica pura, specie in mezzo al campo. Ed è un tema che si rende ancor più evidente nei momenti di sofferenza, quando insieme alla personalità svolgerebbe un ruolo fondamentale.
Le difficoltà nella gestione della partita quando i ritmi si abbassano trovano riscontro nelle parole di Conte nel post Inter-Juventus. Non si può però andare a ritmi forsennati per una stagione intera. All’allenatore pugliese il compito di trovare una soluzione, pur con le limitate risorse tecniche offerte dalle alternative ai titolarissimi.

Note positive Inter
- La nota positiva più evidente è senza dubbio la prestazione di Lautaro, totalmente calato mentalmente nel match e forse anche responsabilizzato dalla ormai necessaria titolarità, visto l’infortunio di Sánchez. Finalizzazione, propositività, generosità, il tutto unito ad una qualità tecnica di base che risulta determinante non solo per le giocate individuali ma anche per lo sviluppo del gioco della squadra. La componente psicologica in questo ragazzo è probabilmente ancor più determinante che nella media. L’essere entrato benissimo in partita e il gol praticamente immediato hanno messo mentalmente in discesa tutta la partita, portandolo a confezionare una prestazione di maturità e continuità, tra le migliori in assoluto da quando è all’Inter.
El partido de Lautaro Martínez en la victoria 4-3 del #Inter ante el #Sassuolo. El Toro convirtió dos goles para convertirse en la figura del encuentro.
📽️ @InterYaLautaro. pic.twitter.com/yX5h2TDu7P
— Leandro Adonio Belli (@LeandroAdonio) October 20, 2019
- Forse si è ripetitivi, ma ancora una volta a giudizio di chi scrive Stefan De Vrij è stato importantissimo. In costruzione si dimostra determinante, e non solo per l’assist sul gol di Lukaku dell’1-2 che di fatto ha svoltato la partita in un momento decisivo indirizzandola sui binari nerazzurri.
Centrali difensivi con questa qualità e questa classe in giro ce ne sono veramente pochi.La partita di De Vrij riassunta in numeri. Da notare nella heatmap la porzione di campo altissima che è andato a coprire, più che sovrapponendosi a Brozović. (fonte SofaScore.com) - Ottima, anche se molto poco appariscente, la prestazione di Barella. Tanta corsa e tanto lavoro silenzioso, uno dei pochi a prendersi la responsabilità dell’uscita e della gestione del pallone anche nella fase più calda della partita, negli ultimissimi minuti del secondo tempo, quando è andato più volte palla al piede in solitaria in avanti, cercando e trovando punizioni preziosissime per allentare la pressione del Sassuolo.
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