Le scelte dei tecnici
Conte opta per quattro novità iniziali rispetto alle gare precedenti: la prima da titolare in nerazzurro di Godín, come terzo a destra, in una difesa diretta per la prima volta in stagione da Stefan De Vrij, Barella a centrocampo e Politano che prende il posto di Lautaro. La novità più sostanziale è però l’assetto, con un fattivo 3-4-2-1 in possesso, costruito sulla duttilità dell’ormai fondamentale Sensi, che, galleggiando davanti alla consueta posizione di mezzala sinistra, gioca nettamente più avanzato del solito in fase di possesso, a ridosso di Lukaku, con Politano quasi suo speculare nel mezzo spazio di destra. Nei piani dell’allenatore dell’Inter si vuole aggredire immediatamente il terzetto difensivo avversario, molto fisico e strutturato ma non particolarmente tecnico e rapido, con i tre offensivi dell’Inter (Politano e Sensi infatti si orienteranno su Opoku e Becao, mentre Lukaku andrà in pressione su De Maio).
Dall’altra parte anche Tudor, che dimostra ottime capacità di preparare e leggere la partita, pur mantenendo una struttura canonica rispetto alle prime due uscite, con i tre difensori bloccati ed esterni tutta fascia, adatta la propria squadra; rinuncia ad un uomo offensivo, con il solo Lasagna avanti, scegliendo un centrocampo foltissimo. Non c’è Mandragora, con Wallace al suo posto a fare il perno basso e Jajalo spostato a mezzala destra; ma soprattutto, Rodrigo De Paul viene impiegato nel ruolo di mezzala sinistra con licenze offensive, come in nazionale argentina (probabilmente la migliore intuizione di Scaloni nella sua pur breve carriera da tecnico). È Fofana a fare il vertice alto del quadrilatero centrale di centrocampo; una soluzione dalla duplice valenza: controllare in maniera ferrea la regia di Brozovic e sfruttare la progressione palla al piede e l’atletismo del centrocampista ivoriano in fase di possesso.

Le nuove scelte di Conte si sono rivelate efficaci in termini offensivi solo nella primissima parte di partita, creando diversi pericoli proprio con gli scambi tra i due dietro Lukaku; fino a quando cioè Tudor non ha adattato l’atteggiamento della sua squadra al 3-4-2-1 che in fase offensiva caratterizzava l’Inter. Una volta letta la situazione e risistematasi, nella fase centrale del primo tempo, l’Udinese ha sfruttato la superiorità numerica dei suoi quattro uomini di centrocampo, che ha garantito una ottima copertura della porzione centrale, sfruttando il buon mix dato dal netto predominio fisico del reparto e dalle buone doti tecniche in alcuni dei suoi elementi, De Paul e Lasagna su tutti.
È indubbio che l’espulsione proprio di De Paul al minuto 35 abbia alterato lo status quo, che stava vedendo la squadra di casa soffrire la densità avversaria a centrocampo; nonostante questo, come sarà di fatto anche per buona parte del secondo tempo, pur non rischiando sostanzialmente nulla, l’Inter non riuscirà a coniugare il mantenimento del pallino del gioco e una costante pericolosità offensiva. Anche con l’uomo in meno, infatti, l’Udinese riuscirà a mantenere la superiorità numerica a centrocampo, con Fofana a sdoppiarsi tra la posizione di mezzala sinistra e il pressing continuo su Brozovic.

Specularmente, nell’Inter è stato Sensi a muoversi ad elastico in funzione della fase di gioco, abbassandosi tendenzialmente in non possesso nel canonico ruolo di mezzala mentre in quella di possesso andava a disegnare il 2-1 offensivo di cui si è già detto. Con il passare dei minuti e la stanchezza che si faceva sentire, il numero 12 nerazzurro è riuscito a svolgere con maggiore difficoltà questo doppio ruolo, tendendo a preferire quasi istintivamente una più conservativa partecipazione al palleggio ed al giro palla anche in fase di possesso rispetto alla aggressione al centrale difensivo di parte, Rodrigo Becao. Insieme a questo, la difficoltà dell’Inter a contrastare la predominanza bianconera in mediana hanno spesso portato lo stesso Politano ad abbassarsi, nella ricerca di una superiorità numerica proprio nella zona nevralgica che ha finito però per stancare il numero 16 e determinare una relativamente bassa incisività dell’Inter nella zona offensiva nella seconda frazione -se si escludono gli ultimi minuti, con l’Udinese che, persa la rigorosa attenzione tattica, ha tentato di spingersi in avanti per cercare il pareggio. Soluzione della ricerca della densità che ha comunque garantito un costante controllo della gara ai nerazzurri.

Le note positive Inter
- La prima è una conferma. L’ennesima. E si potrebbe dire che la terza ottima prestazione fa una prova. Sensi è già giocatore fondamentale. Al netto del cambio di allenatore e di modulo è il principale e più fruttuoso upgrade rispetto al passato. E la sua ottima interpretazione di questo ruolo duale -ampiamente prevista qui– non fa che accrescerne l’importanza.
- L’atteggiamento sempre aggressivo dei due “braccetti” di difesa Skriniar e Godín, attenti soprattutto nelle delicate gestioni delle marcature preventive. Per mantenere un costante equilibrio, con entrambe le mezzali molto spesso coinvolte in fase offensiva, non si potrà prescindere da una linea difensiva così alta e aggressiva.
Il #Godin che non ti aspetti. Un giocatore del suo calibro che, a 33 anni, interpreta ottimamente nuovi compiti e dimostra quanto esplicitato da #Conte in conferenza stampa: i 3 della prima linea sono i primi registi, a costo dell’assunzione di maggiori rischi.#InterUdinese pic.twitter.com/pXDSN2aG8I
— Michele di Martino (@MichelediMart) September 14, 2019
Le note negative Inter
- L’atteggiamento offensivo non è sempre accompagnato da un’attenta gestione delle transizioni difensive, da una parte Handanovic, dall’altra le imprecisioni bianconere hanno evitato guai peggiori negli attacchi in campo aperto.
- Politano non sembra ancora adattarsi perfettamente ai compiti da seconda punta richiesti da Conte. Le cose migliori si sono viste nelle combinazioni rapide palla a terra con Sensi e Lukaku, meno bene quando invece ha prolungato i tempi di trasmissione per tenere il pallone sui piedi.
- Un discorso simile può essere fatto per Barella che non sembra essere ancora all’interno dei meccanismi della squadra di Conte: ancora troppe disattenzioni e pause nel corso della gara, ci si aspetta un rendimento più costante per il definitivo salto di qualità.