Tutte le sconfitte sono amare, ma quella contro il Barcellona non è destinata a rimanere una sconfitta subita in una qualsiasi partita. La gara del Camp Nou rimarrà a lungo nella memoria non solo dei supporter interisti, ma di tutti gli sportivi ed appassionati del gioco per la maniera in cui l’Inter ha approcciato la gara, risultando a tratti dominante in un contesto ambientale non ordinario e che nella scorsa annata evidenziò una lotta ad armi ìmpari. Quella catalana è una vera e propria fortezza: su 30 partite disputate in Champions League, il Barça ha registrato 26 vittorie ed 1 sola sconfitta in casa, nel 2009 contro i russi del Rubin Kazan, che ribaltarono qualsivoglia pronostico andando a rete ben due volte su 3 tentativi a differenza dei 24 del Barca.
Questo dovrebbe ben rendere l’idea riguardo all’impostazione di un piano gara contro una compagine del genere. Qui il Liverpool di Klopp, vincitore della scorsa edizione della più importante manifestazione calcistica europea, perse 3 – 0 – per poi ribaltarla in casa ad Anfield, altro contesto leggendario -, proponendo un Liverpool non dissimile da quello ordinario, investendo fino in fondo nelle proprie idee. Fino alla salita in cattedra di Lionel Messi: celebre la punizione all’incrocio dei pali su cui Alisson non poté nulla; a cui vanno aggiunti i tentativi da parte dei Reds non capitalizzati. Eppure non fu una prestazione del tutto convincente come quella dell’Inter di questa fase a gironi.
Il Barcellona è una squadra diversa rispetto a qualche anno fa, con interpreti diversi e con un’idea di calcio differente e più speculare, benché i numeri possano testimoniare l’esatto contrario. L’organizzazione della squadra di Conte a cui si è unita una conduzione non proprio efficace del pressing da parte della squadra di Valverde, ha consegnato le chiavi del primo tempo all’Inter. La chiave della partita blaugrana è stata la decisione di sostituire Busquets con Vidal dopo il primo tempo; questo cambio ha portato De Jong nella posizione a cui eravamo abituati dai tempi con l’Ajax e ed ha permesso l’applicazione di un pressing più efficace con in campo il cileno, liberando spazi per Lionel Messi.
Ciò che definisce la prestazione dell’Inter è la parola fiducia, denominatore comune sia nel rapporto tra allenatore e squadra, sia verso chiunque abbia potuto assistere alla partita: l’Inter ha trasmesso la fiducia nel suo atteggiamento verso la gara e verso l’avversario – che non ha certo bisogno di presentazioni -, al di là della tenuta negli ultimi 20 minuti (i nomi dei ricambi del Barcellona dovrebbero essere sufficienti). Una fiducia che si è tradotta in campo in un sincronismo corale che a tratti ha elevato al massimo il concetto di estetica applicato al calcio.

In possesso palla l’Inter è risultata decisa e in pieno controllo decisionale, nulla è sembrato accadere per caso nella sequenza di costruzione, che spesso ha portato alla creazione di una superiorità numerica e l’apertura di spazi avanzati sia nei corridoi centrali che sulle corsie esterne. Il tutto nell’applicazione di un sincronismo metodico nel momento in cui il possessore era in conduzione.
Alla realizzazione di un passaggio è corrisposto spesso un movimento volto alla creazione di triangoli di diversa ampiezza, con lo scopo di consentire spesso un corto-lungo ed allargare le maglie – soprattutto del centrocampo – del Barcellona potendo sfruttare l’ampiezza creata sulle corsie esterne.
Su tutte le evidenze situazionali, importanza principale si attribuisce alla costruzione dal basso, applicata in replica fedele anche in condizioni di pressione più stringenti e vicine alla porta di Handanovic – primo lettore di gioco -, finanche nel critico scenario che vedeva il portatore posto di spalle rispetto all’avversario.
La sequenza di uscita dalla propria metà campo ha previsto la manipolazione della pressione condotta dagli avversari attraverso la circolazione del pallone in attesa dello smarcamento del terzo uomo (al link è presente un approfondimento di tattica dal sito ideacalcio.net) per la creazione della superiorità numerica. La sequenza successiva è favorita dal movimento delle punte: una corta per la ricezione e l’altra lunga per la creazione della profondità. In mezzo l’eccellente conduzione e fraseggio palla al piede da parte dei tre di centrocampo, i quali si sono districati spesso con finezze nello stretto in sequenze di tocchi di prima – spettacolo puro, mai fine a se stesso – che agevolavano la creazione di spazio alle spalle del centrocampo blaugrana, prendendo di sorpresa l’intera organizzazione difensiva della squadra di Valverde.
Nel complesso, è stato l’atteggiamento dei singoli in risposta agli stimoli su tutto l’arco della gara ad aver fornito le maggiori garanzie per il prosieguo di questa stagione. La veloce assimilazione di tali automatismi sicuramente è una cosa inattesa in questo stadio iniziale di sviluppo della stagione; merito del tecnico e del suo lavoro costante su idee e mentalità, oltre alla disponibilità dei giocatori che recepiscono e mettono in atto con efficacia e a tratti con pura bellezza estetica.
Aspetti positivi
🔹 Già evidenziata in quanto affrontato sopra, va sottolineata la crescita della fluidità nell’impostazione della manovra anche sotto un ritmo di pressione avversaria elevato.
🔹 Ottima sinergia con e senza palla tra Sanchéz e Lautaro Martinez; per entrambi partita di personalità ed applicazione, con l’argentino in mostra per la marcatura segnata e per una prestazione al massimo del suo livello tecnico.
🔹 Il trio di centrocampo si conferma su livelli elevati per tasso tecnico, letture spaziali e organizzazione delle transizioni negative. Barella non solo è onnipresente, ma incide nelle transizioni positive per uscita e pulizia nei suggerimenti; Brozovic è fulcro facilitatore del gioco; Sensi è il raccordo, a volte più centrale, a volte più decentrato a sinistra, tra il primo blocco di costruzione e i due attaccanti, efficace ed esteticamente emozionante.
🔹 La fiducia nei propri mezzi e nell’assunzione di rischi – in riferimento soprattutto alla costruzione dal basso – è un aspetto tangibile del lavoro mentale oltre che tecnico/tattico operato da Antonio Conte; importante si sia assunta in questo stadio della stagione.
Da migliorare
🔹 La gestione dei tempi di gioco nell’arco di tutta la partita diventa fondamentale contro avversari che, come il Barça, tendono ad acquisire il dominio spaziale del campo; di conseguenza, la gestione del ritmo-gara attraverso il possesso della palla diventa fondamentale.
🔹 Capitalizzare le occasioni costruite soprattutto durante il primo tempo è decisivo in una competizione in cui gli episodi non consentono meditazione.